Grazia, coscienza e fede
Tre punti cardini della teologia di Ratzinger in prospettiva ecumenica
La cosa più bella della teologia di Joseph Ratzinger è la presenza costante nelle sue riflessioni del primato di Dio e della sua azione nella vita della Chiesa e nella fede del cristiano all’interno della sua coscienza.
Vi si trovano con attenzione e profondità persino punti di contatto incredibili del pensiero e la teologia di Martin Lutero. Il primato della Grazia è indiscusso. Perché dentro Ratzinger c’è molto di S. Agostino e di San Paolo. E Lutero era assiduo lettore di Paolo ed era un prete e frate agostiniano (non dimentichiamo che Lutero era un cattolico, non è “nato protestante e riformatore”).
In Ratzinger il primato della Coscienza è altrettanto grandioso sulle orme del grande cardinale John Henry Newman ex anglicano. Ancora una volta un elemento di teologia intrinsecamente ecumenica.
Ciò che unisce e non divide sono due fonti: la Parola di Dio e i Padri della Chiesa. Ecco i binari per ri-unire la Chiesa di Cristo preservando l’unità della dottrina e conservando armoniosamente le differenze delle diverse confessioni con la paziente fatica di smussare gli angoli di contrapposizione e di divisione teologica.
Con Ratzinger ancora il primato della Fede sulle opere è basilare. Egli stesso affermava nell’omelia dei funerali di Giussani che il cristianesimo non è una riduzione al “fare” ma essenzialmente il credere, il dire amen a Cristo volto del Padre e datore dello Spirito, Cristo pietra angolare della Chiesa e luce del mondo.
Sac. Domenico Savio Pierro,
licenziato in Cristologia con una Tesi su Joseph Ratzinger