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Ecco la storia del beato Michele Agostino Pro

Per il ciclo “altro che chiacchiere”, ecco la storia del beato Michele Agostino Pro, andato giù di coerenza fino a allargare le braccia a forma di croce urlando “viva Cristo Re!”, il rosario in una mano e il crocifisso nell’altra. Le ultime parole prima di venire giustiziato perché sacerdote e peggio ancora uomo coerente fino alla fine.

Michele Agostino da bambino ha la salute cagionevole ma questo non gli evita di seguire il papà, ingegnere minerario, sul posto di lavoro. Lo affianca facendogli da segretario, e quella palestra della vita lo allena bene.

In Messico, dove vive spostandosi spesso per il lavoro del papà, viene a contatto con la povertà nera. Quella degli operai che s’affossano nelle miniere per guadagnare il pane quotidiano, che muoiono di fatica, che s’ammalano e non hanno soldi per curarsi.

E allora Michele ragazzetto comincia a farsi due domande di quelle serie. Nonostante abbia la battuta facile, e l’umore sempre allegro, la sensibilità gli si irrobustisce mandandolo in crisi spirituale. Aiuta i poveri, gli ammalati, ma gli resta un vuoto che s’allarga da dentro, e va riempito.

La svolta arriva quando la sorella amata decide per sé e per tutti, lascia casa per farsi monaca.

Michele ventenne prende coraggio, e dice ‘anch’io”.

Entra nella Compagnia di Gesù, ma in Messico tira brutta aria per i cristiani, il noviziato viene incendiato, lui e compagni si rifugiano in California, poi Spagna Nicaragua e infine Belgio, dove finalmente a 34 anni viene ordinato sacerdote.

Ma fosse finita là.

Subisce diverse operazioni chirurgiche, per la malattia che lo accompagna sempre, poi torna a Città del Messico, dove intanto la persecuzione vieta l’esercizio religioso nelle chiese cristiane, la polizia reprime i fedeli nel sangue.

Michele non s’abbatte, ne escogita d’ogni per celebrare l’Eucarestia clandestinamente, si traveste per non essere riconosciuto, ha sempre dietro la chitarra. È solare, è sereno, ma sa quello che rischia.

Ovvero la morte, che arriva con un processo inesistente dopo l’accusa infondata di aver ideato un attentato al governatore.

Viva Cristo Re!

E viva i beati come Michele Agostino Pro, che la chiesa festeggia oggi per ricordarci che di uomini belli sconvolgenti da prendere a esempio ce n’è un fraccaccio. Altro che chiacchiere.

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