Sorella morte vista nella poesia, nella Bibbia, nella letteratura
Un evento naturale
La morte é un momento dell’esistenza, che ha un Alfa iniziale e un Omega finale: incerto nel modo e nel tempo ma sicuro nel fatto. La vita non solo é fragile, nel senso che può finire in ogni momento, ma é anche caduca, perché certamente esaurirà le risorse vitali, che non sono illimitate. Non é un evento soltanto per l’umanità ma anche per ogni creatura vivente: nel mondo vegetale e animale soltanto i fiori di plastica e i gatti di marmo non muoiono, perché non hanno mai vissuto. Nessun vivente é immortale; tutto muore nel mondo, tranne la morte.
Un richiamo sereno di Francesco D’Assisi nel cantico di frate sole: ”Laudato sii, mio Signore, per sora nostra morte corporale alla quale nullo homo vivente può scappare”. Un richiamo dell’Arcivescovo Delpini, che fa eco a quello di Papa Francesco il 27 marzo 2020, in piena pandemia: ”Eravamo tutti impegnati coi nostri lavori, i nostri programmi, a elaborare progetti, a cercare risorse, a garantirci da imprevisti, a illuderci di avere tutto sotto controllo, e non riflettevamo. La morte era così vicina e non ci pensavamo”.
I richiami della Bibbia
“L’uomo è come un soffio, i suoi giorni come ombra che passa” (Salmo 144,4). “Vi é una sorte unica per tutti: per il giusto e per il malvagio” (Qoelet 9,2). “La polvere ritorna alla terra, com’era prima, e il soffio vitale torna a Dio, che lo ha dato”(Qoelet 12,7). “Per gli uomini é stabilito che muoiano” (Ebrei 9,27).
La Scrittura spiega la morte non attribuendola a Dio Creatore ma alla creatura ribelle: ”Adamo, col sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere sei e in polvere ritornerai” (Genesi 3,19). Lo ribadisce San Paolo: ”A causa di un solo uomo il peccato é entrato nel mondo e, con il peccato, la morte” (Romani 5,12). Bonhoeffer osserva: ”Quando muore qualcuno non si deve dire in modo fatalistico che é la volontà del cielo. Dio non vuole la morte. Desidera che la morte sia superata attraverso la morte di Gesù. Solo nella croce e nella risurrezione essa assume la forma di Dio. Non una rassegnazione fatalistica, ma la fede viva in Cristo, morto e risorto per noi, permette davvero di superare la morte”.
Voci laiche
Gibran: ”Voi vorreste conoscere il segreto della morte. Ma come potreste mai scoprirlo se non cercandolo nel cuore della vita?”. Huizinga (storico olandese): ”La morte appartiene alla definizione della vita: senza la morte non c’é definizione della vita”. Etty Hillesum scrive nel diario il 2 luglio 1942 quasi una profezia sulla sua fine in campo di concentramento: ”Si deve accettare la morte, anche la più atroce, come parte della vita”. Susanna Tamaro, osservando che la nostra società é come una barca a cui si sono rotte le ancore, scrive: ”Una società che rimuove il mistero della morte é una società pericolosamente sospesa nel vuoto, fluttuante. Se la morte non esiste, niente esiste, non c’é un rapporto di valore tra le cose, non c’é fondamento nelle azioni, non esiste memoria, non esiste né passato né presente”.
A peste, fame et bello libera nos, Domine
Così si diceva nelle antiche litanie, ricordando gli alleati della morte: epidemie, carestie, conflitti.
Epidemie e pandemie Sono il primo flagello, che rievoca l’immagine medioevale dello scheletro cogli occhi bendati e procede con la falce. In passato ci sono state epidemie, come la peste, il vaiolo, il colera, le influenze mortali come la spagnola del primo dopoguerra e l’asiatica del 1957. Nel 2020 é piombato inaspettatamente il coronavirus, che ci ha costretti a familiarizzare sempre più col pensiero della morte. Abbiamo dovuto ammettere di appartenerle e ogni giorno che passava, durante il periodo cruciale, ci sembrava un miracolo. Il Covid 19 non soltanto ha provocato la morte, ma l’ha offesa, facendola diventare segreta e quasi clandestina, per poi renderla palese, ammassando bare sui camion militari.
La fame È il secondo flagello, risultato dello squilibrio nella distribuzione delle risorse. Soltanto il 20% del genere umano consuma l’80% delle risorse disponibili e alla grande maggioranza dell’umanità rimangono soltanto le briciole. Con risultati ineluttabili: carestie, miseria, fame, morte. Sono cifre da capogiro quelle dei morti per fame nei paesi più poveri del mondo. Quando finiranno i rifornimenti di armi a popolazioni che avrebbero bisogno di sementi, di aratri, di aiuti a creare possibilità di vita?
La guerra Papa Francesco più volte ha parlato in momenti difficili di questa “guerra a pezzi” come egli la definisce. La Prima guerra mondiale (1915-18) fu una guerra di trincea, corpo a corpo con fucile e baionetta e ha lasciato mucchi di cadaveri. La Seconda guerra mondiale (1940-45) ha visto bombardamenti di fabbriche, di città, la bomba atomica sganciata su Hiroshima e Nagasaki, lo sterminio di ebrei zingari, omosessuali, oppositori al nazismo nei campi di sterminio di Auschwitz, Mauthausen, Flossenbürg. L’attuale guerra a macchia di leopardo rende purtroppo perenne in tante parti del mondo la logica di Caino contro Abele. Con tante vite spezzate e lacrime versate.
I mali dei nostri giorni
Oltre che dai tre flagelli suddetti la morte arriva anche da altre cause. Ci sono malattie inguaribili sia in pediatria sia in geriatria. La pandemia ha portato via anche medici e infermieri raggiunti dal contagio. Ci sono gli incidenti stradali e quelli sul lavoro. Ci sono le morti provocate dagli attentati, dalle calamità naturali: cicloni, terremoti, nubifragi, frane. Quando la morte arriva improvvisamente, in chi parte il dolore finisce, ma continua più atroce in chi rimane. Pensiamo alle mamme di chi scompare per abuso di stupefacenti o di alcool o di chi perde un congiunto per le violenze familiari: uxoricidi, parricidi e matricidi, soppressione di bambini. È triste quando la morte arriva per la stanchezza di vivere, col suicidio o con l’eutanasia.
La morte naturale
Sembra una fortuna quella di aver superato questa “corsa agli ostacoli” e arrivare alla morte per vecchiaia. La morte é un rumore di fondo che accompagna tutta la vita, quando però si diventa vecchi é un rumore più vicino e preciso. La medicina preventiva e le scienze farmacologiche prolungano sempre più l’età media della vita. La longevità é una benedizione divina (Deuteronomio 5,13) ed é desiderabile, a patto di non “morire prima” perdendo la conoscenza e la consapevolezza. Spesse volte ho visto i letti di certi infermi gravi come delle “tombe in anteprima”. Muore sereno e senza rimorsi l’anziano che sa di aver realizzato ciò che desiderava, come Cristo in croce che dichiara: ”Tutto é compiuto” (Giovanni 19,30) e ha vissuto non solo una vita “lunga” ma anche “larga” cioè aperta e donata agli altri.
Claudio Livetti
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