Pizzaballa ad Hamas: “Prendete me, non i bambini”
In queste giornate fuori fuoco, alla ricerca di un senso a tutto il dolore a cui stiamo assistendo, tra le poche parole sensate ci sono state le sue.
Personalmente le ho avvertite così.
Chiare, nette. Senza dietrologie, senza doppi sensi, senza compromessi.
Prendete me, sono disponibile per uno scambio coi bambini.
A dirlo non è l’ultimo ospite nel salotto di Verissimo, non si tratta di un’esternazione emozionale per fare audience.
Si tratta delle parole di un cardinale, del patriarca di Gerusalemme, che sta vedendo la gente morire e soffrire, e sente che è giusto così.
Che se bisogna dare la vita per il prossimo, questo è il momento. Non domani o quando la questione sarà più chiara.
Sa che potrebbe essere preso in parola, e che se così fosse andrebbe in mano a un gruppo di gente che coi danni collaterali e con la vita degli altri ci scommette senza battere ciglio.
Non so se avrei avuto il suo coraggio. Di espormi pubblicamente all’ascolto di chi non scherza per niente. Credo di no.
Ma so che questa affermazione ha provocato in me una crisi.
E io? Cosa sono disposta a fare?
Sono in grado di dare la vita, per chi mi è stato affidato, per i deboli, gli indifesi, a partire dai gesti quotidiani?
A ognuno il coraggio di darsi risposte.
Resta il fatto che donare la vita per amore del prossimo è l’atto più libero e trasgressivo che esista.
L’unico in grado di restituire la pace a un mondo in cerca di salvatori, e di una salvezza che se non passa per la Croce resta a tempo determinato.
Il mio articolo al link: Puntofamiglia