La procreazione assistita e quei 40 mila figli abbandonati
La diffusione della procreazione assistita , e la conseguente legge 40 che cerca di disciplinarne la pratica, hanno generato un inaspettato problema senza soluzione, che con il passare del tempo si sta ingigantendo sempre di più. Partiamo dall’inizio.
Le coppie che non riescono ad avere figli in maniera naturale spesso e volentieri ricorrono alla procreazione medicalmente assistita che, dopo aver prelevato i gameti maschili e femminili, li unisce creando l’embrione in laboratorio e inserisce l’embrione così ottenuto in utero sperando che esso attecchisca e dia origine alla gravidanza.
Nella maggioranza dei casi il tentativo fallisce ( la medicina non potrà mai riprodurre esattamente la magia che avviene durante un concepimento ) e per cercare di aumentare le possibilità di successo ogni volta vengono prodotti più embrioni che vengono congelati e poi utilizzati nei tentativi successivi con la speranza che almeno uno giunga a buon fine. Quando finalmente ciò accade, la gravidanza si è avviata e il bimbo tanto atteso è arrivato, che succede agli embrioni “ avanzati”? Nessuno sa cosa farne.
Nemmeno il più cinico dei giudici può assimilare embrioni umani a semplice materiale biologico, hanno comunque un DNA umano, unico e proprio, diverso da ogni altro essere umano.
In teoria tutti gli embrioni congelati dovrebbero essere prima o poi impiantati per dare loro almeno una possibilità di venire alla luce ma molto spesso i “proprietari “ di tali embrioni, una volta avuto il bambino, non hanno più alcun desiderio né alcuna intenzione di rifare tutto quanto da capo. Felici di essere finalmente diventati genitori, si dimenticano ben presto dei propri embrioni rimati al Centro congelati. E così queste piccole vite abbandonate si stanno con gli anni accumulando nei congelatori dei centri di procreazione assistita, sfiorando solo in Italia la cifra di 40.000 embrioni sotto azoto liquido . Quarantamila vite letteralmente congelate, mai nate e mai morte, che nessuno può far nascere e nessuno può far morire.
Mio padre mi dice sempre che “ se è un problema si risolve, sennò non è un problema “ Ma questo è un problema senza soluzione. Questo è il risultato, quando l’Uomo prova a essere come Dio. Siamo riusciti a produrre la Vita, ma non siamo in grado di deciderne la sorte. Perché il destino di ogni uomo, la vita di ogni uomo, è solo nelle mani di Dio e se proviamo a essere noi artificieri e non cooperatori della Creazione poi non siamo in grado di gestirne le conseguenze. Solo tornando a riconoscerci creature di un Creatore che tutto conosce e tutto sa, e affidandoci al vero Autore della vita saremo in grado di accogliere con gioia e accettare il disegno di vita che Dio ha su ciascuno di noi.
Elena Giorgetti