I santi sono stati e sono donne e uomini veramente scaltri
SANTI – I santi sono uomini e donne come noi. Hanno lavorato, sofferto, gioito, sperato. Originale, però, è stato il loro rapporto con Gesù. Lo hanno incontrato. Se ne sono innamorati. Lo hanno amato, seguito, servito.
Il Signore li ha portati con sé sulle vette più alte. Da quel luogo hanno potuto scorgere “cose che occhio mai non vide” e “udire cose che orecchie mai udirono”. I santi di ogni tempo vivono l’ esperienza di Pietro, Giacomo e Giovanni sul monte Tabor. Quando Gesù divenne splendente come il sole ed essi gustarono un pizzico – solamente un pizzico – di paradiso. Il risveglio da quello stato soporoso e vero fu difficile ma necessario.
Il nostro non è ancora il tempo della gloria, ma il tempo di rimanere a valle. Valle di lacrime e di speranza. Di preghiera e di bestemmie. Di donazione e di soprusi.
Occorre restare a valle per gridare a tutti che Gesù è il Signore. Che gli uomini sono preziosi agli occhi suoi. Per confortare gli affaticati, gli oppressi, i delusi. Per soccorrere chi è incappato nelle trappole della vita.
La caratteristica che accomuna i santi di ogni tempo e di ogni luogo è la gratitudine. Di tutto sentono il bisogno di dire “grazie”. Sanno infatti che ogni cosa è un dono. Che da solo nessuno sarebbe capace nemmeno di emettere un sospiro. Gratitudine che spalanca le porte allo stupore.
I santi – eterni bambini – hanno conservato la capacità di incantarsi, meravigliarsi, stupirsi davanti al creato e al Creatore. Stupore che necessariamente sfocia nella preghiera, nel canto, nella lode.
I santi pregano. Sentono il bisogno di chiedere continuamente perdono per se stessi e per i peccati altrui. Cantano. Anche quando la vita si fa dura. Quando le giornate sono pesanti e le lacrime offuscono la vista. Quando Dio si mette a giocare a nascondiglio e non si fa trovare.
Con San Paolo ripetono: « Io so in chi ho creduto … ». Dio è amore, che prima li attrae, poi li spinge ad amare senza stancarsi mai.
Potremo definirli degli ingordi. Non si accontentano mai. Vogliono tutto. E quel “Tutto” ha un nome: Dio. “ Solo in Dio riposa l’ anima mia”. “ Deus meus et omnia ”Davanti a quel Fuoco che brucia senza consumarsi, riscaldano, rinfrancano, rinsaldano la fede, la speranza, la carità.
Bramano di rimanere da soli con l’ Amato. Sanno di trovarlo nella sua Parola e nell’ Eucarestia. E si mettono in religioso ascolto del vangelo. E sprofondono nell’ adorazione silenziosa. I santi sono il capolavoro di questa nostra incredibilmente bella e tormentata umanità.
Hanno imparato, poi, a scorgere il Maestro nei derelitti, negli abbandonati, negli esclusi. Nei poveri. E vanno a cercarli. E restano con loro. E si mettono a servirli. A volte, un santo, può dare l’ impressione di essere incosciente. Temerario. Pare che manchi della virtù della prudenza.
Invece egli sa bene in chi ha riposto la fiducia. Vanno questi amici di Dio. Per le strade del mondo. La dove lo Spirito li guida. Con una bisaccia striminzita e il cuore immenso.
In fondo – diciamolo – i santi sono stati e sono donne e uomini veramente scaltri. Non si sono lasciati distrarre, ammaliare, ingannare da niente e da nessuno.
Hanno puntato al “Tutto”. E il “Tutto” si è donato a loro nella misura in cui essi gli andavano spalancando il cuore, l’ animo, la mente. I santi sono coloro che più degli altri si sono avvicinati al “Centro”.
Aver conosciuto un santo è tra le esperienze più singolari della vita. Più bello ancora, però, è incamminarsi senza indugio per il sentiero della santità. Ringraziamo il Signore per questi nostri amici, vero patrimonio dell’umanità.
Padre Maurizio Patriciello