Don Mansueto, cent’anni di gratitudine
Vivo in una piccola diocesi il cui numero di sacerdoti si conta letteralmente sui grani di un rosario. Una diocesi con parrocchie disseminate fra monti e valli, e pure nello stato estero di San Marino. Una diocesi, che forse più di molte altre diocesi d’Italia, soffre la ormai cronica mancanza di vocazioni e ad ogni avvicendamento vescovile rischia l’annessione con la diocesi confinante. Ma questa piccola diocesi, sparpagliata e forse un po’ sconclusionata, custodisce al suo interno una perla preziosa capace di essere il perno di tutta la comunità. Don Mansueto Fabbri, grande nonno di tutti, che il 31 luglio scorso ha compiuto 100 anni, di cui 76 da sacerdote ma tutti quanti da innamorato di Cristo, al punto che fin da bambino decise di diventare prete per poter avere il privilegio di toccare il Corpo di Cristo con le sue mani ( fino al 1987 la Comunione si amministrava solo alla bocca e solo i sacerdoti potevano toccare l’Ostia Consacrata) Non basterebbe un’enciclopedia per raccontare la sua vita, la sua cultura e la sua persona, ma riporto di seguito le parole di Federico , un suo parrocchiano.
DON MANSUETO, CENT’ANNI DI GRATITUDINE
Lo conosco ‘solo’ da quarant’anni, piccola fetta di un’esistenza che oggi raggiunge lo straordinario traguardo delle cento primavere.
Eppure credo di non andare molto lontano dal vero indicando nella gratitudine il tratto più costante ed importante della sua splendida vita.
Un sacerdote come lui, che ha celebrato decine di migliaia di sante messe, ha ripetuto consapevolmente il “bel grazie” racchiuso nel mistero della Eucarestia (come ricordava spesso nelle omelie, spiegando il significato letterale della parola con cui si indica questo sacramento).
Un grazie quotidiano, accompagnato dall’entusiasmo con cui ha vissuto la vocazione di sacerdote attraverso i vari incarichi assunti nella chiesa diocesana: segretario del vescovo, assistente dell’Azione cattolica e di numerose altre aggregazioni laicali, vicario foraneo, giudice del tribunale ecclesiastico e infine parroco.
“Felice parroco di Novafeltria!!” ha ripetuto più volte in questi ultimi tren’anni parlando di se’, entusiasta, quasi imbarazzato nel dover ammettere uno stato d’animo a tal punto grato e gratificato.
Sinceramente, non saprei dire se esiste una correlazione tra la longevità di don Mansueto ed il suo cuor contento. Sicuramente non è secondaria la fortuna di poter girare al largo dagli ospedali…
Ma di certo, al di là del traguardo dei cento anni, colpisce la straordinaria lucidità della sua mente, la tempra da guinnes, lo spirito giovanile con cui ancora pochi anni fa si avventurava nelle nuove sfide pastorali, l’allegro buon umore che dispensava nelle più varie occasioni di incontro.
Un buon umore tutt’altro che superficiale, anzi molto consapevole dei tempi difficili (di ieri come di oggi) e tuttavia sorretto dalla fede, confidente nel fatto che la storia di ogni uomo (compresa la sua) è dentro il disegno provvidenziale di Dio.
E poi parliamo di un prete colto, sempre aggiornato sull’attualità, appassionato nel parlare del Signore, direi emotivamente coinvolto in ciò che ha predicato (e ti accorgevi che il ‘mestiere’ non c’entrava quando gli capitava di commuoversi durante le omelie, senza che riuscisse a trattenere la voce rotta da un singhiozzo).
Cento anni sono lunghi da raccontare; don Mansueto l’ha fatto in uno splendido libro autobiografico, complice il nevone del 2012 (ma anche frutto della sua straordinaria memoria e dei preziosissimi quaderni di appunti … che spero tanto l’Unesco si affretti a proclamare patrimonio dell’umanità).
E poi quanti altri aneddoti…
Ma per oggi basta così.
Buon compleanno, caro don Mansueto!!!… e diamo lode a Dio per i tuoi cento anni di gratitudine 🙏❤