Giovani, state lontano dalla droga
Era un centro sportivo. Bello. Enorme. Costruito con denaro pubblico – cioè nostro – per i nostri bambini, i nostri ragazzi, i nostri giovani. Per aiutarli a crescere. Per farli divertire. Per farli diventare uomini. Un centro di aiuto alla vita.
È stato abbandonato, dimenticato, vandalizzato. Perché? Di chi la colpa? Chi aveva interesse a dustruggerlo? Chi avrebbe dovuto sorvegliarlo? A chi era affidata la custodia?
In breve è diventato una discarica. Un attiraimmondizie. Una vergogna. Un luogo sporco, brutto, sozzo, pericoloso.
Un luogo di morte.
E la morte- quella vera, con gli occhi di ghiaccio e il sorriso sardonico – è arrivata. Orribile, sprezzante, indecente.
Giovedì, un cadavere in avanzato stato di decomposizione è stato rinvenuto tra tanto degrado. Un uomo creato a immagine di Dio. Un nostro fratello in umanità.
Morto per droga.
Povero figlio, è venuto a Caivano, al Parco Verde, la grande piazza di spaccio, la mia parrocchia, ha comprato la sua maledetta dose, ed è corso a morire nella più squallida e triste solitudine.
Il Signore lo abbia in gloria. Era di Marcianise. Aveva 42 anni.
E oggi? Niente. Tutto come prima. Si ricomincia. Gli affari sono affari. Fin dalle prime ore del giorno si allunga la fila degli infelici in cerca di ipocrite illusioni.
Chi campa sulle spalle di questa povera gente, è già all’opera. Mors tua vita mea. La legge della giungla. Che importa a chi si arricchisce con la droga la morte di un cliente? È già messa in conto. Infortunio sul lavoro.La colpa è sua. È stato imprudente. Non si va mai da soli a iniettarsi quella schifezza nelle vene. Loro? I venditori di morte? Che c’entrano. Loro lavorano. Hanno famiglia. Hanno da mandare i figli in vacanza. A Mykonos. A Sharm el Sheikh. A Lloret de Mar.
Hanno da vestirli. Abiti firmati, ovviamente.
A loro, in fondo, dispiace. Mica sono animali. Anche loro hanno un cuore. Un cuore assuefatto. Indurito. Incartapecorito. Un cuore che non sa più piangere. In perpetua ricerca di giustificazioni. La colpa è sempre degli altri. Del lavoro che non c’è. Dello Stato che latita. Dei carabinieri che li arrestano. Della scuola che non sa coinvolgere i bambini. Del carcere che li tiene prigionieri. Del parroco che non si limita a dire Messa e fare processioni.
Giovane caro, abbi cura della tua vita. È bella, unica, irripetibile. Hai tutto per essere felice. Non strafare. Non mettere a dura prova il tuo cervello, il tuo corpo, la tua fantasia. Fuggi dalla droga come da un branco di leoni affamati. Non permettere che sulla tua pelle gozzovigliano le iene. Mandali a lavorare. Che impastino il pane da mangiare con il sudore della propria fronte e non col sangue tuo e tuoi sfortunati amici.
Fratelli e sorelle che ci governate, correte in nostro aiuto. Aiutateci a mettere fine a tanta insopportabile ingiustizia.
Padre Maurizio Patriciello