Esclusiva: intervista al primo libro scritto interamente dalla Intelligenza Artificiale!
In anteprima assoluta per il Centuplo, ecco il primo libro interamente scritto dalla Intelligenza Artificiale al quale ho dato il mio piccolo contributo e che si intitola: The first shodown between the AI: ChatGPT vs Google Bard
Come scrivo nella mia breve presentazione dello stesso, mi sono lasciato coinvolgere dall’entusiasmo di tre curiosi phd student (Luca, Mirko e Pier) che hanno scritto il primo libro in assoluto interamente composto da un botta e risposta di dieci domande tra i due principali strumenti avanzati di AI a disposizione degli utenti, ChatGPT e Google Bard. Attraverso un confronto tra le risposte ottenute dai due strumenti sull’impatto dell’IA in vari campi come il marketing, il management sanitario e la contabilità, i tre ideatori hanno testato le potenzialità di questi due algoritmi, confrontando le loro risposte e lasciando al lettore la valutazione della loro efficacia e affidabilità.
Il risultato è qui a disposizione di tutti voi in vendita da oggi ma scopriamo qualche cosa in anticipo qui su Ilcentuplo in questa intervista esclusiva con i tre curiosi ph student.
1) Ragazzi, come è nata questa idea?
“Prendi una stanza universitaria per soli dottorandi, tre scrivanie attigue e la volontà di vedersi tutti i giorni da mattina a sera per studiare ognuno i propri temi di ricerca. Viene da se, che nel momento del pranzo o durante il caffè di metà mattinata si arrivi a parlare di attualità e di temi emergenti. Aggiungi la vicinanza di belle persone come Walter, David, Chato, Andrea e Luca, esperti e sempre attenti alle novità che giorno dopo giorno, parlando sempre dell’argomento ci hanno fatto accendere l’idea del “testare l’intelligenza artificiale”. Per testarla non potevamo non scegliere i nostri temi principali di ricerca: marketing, accounting e healthcare management. Una volta testata l’IA, una volta che si sono avuti dei risultati tra le mani, da aspiranti ricercatori non potevamo fare altro che pubblicarli.
Incontrato Giorgio siamo finiti qui, ora, a rispondere a questa intervista perché il libro è già stato pubblicato e speriamo che possa essere utile agli appassionati del settore. Un ringraziamento doveroso va a te Giorgio che hai creduto in noi, alle persone nominate sopra e un po’ anche a noi, che ci siamo spronati a vicenda.”
2) C’è davvero da aver paura della intelligenza artificiale?
“La grande minaccia legata a questa tecnologia è la progressiva perdita di posti di lavoro. In questo senso non possiamo nasconderci, alcune professioni verranno fortemente impattate, altre verranno sostituite, ma di certo, altre se ne creeranno grazie proprio all’intelligenza artificiale. Sentiamo già parlare di professioni quali il “conversation designer”, colui che progetta l’esperienza dell’utente con i chatbot, “l’ingegnere del prompt”, lo specialista impegnato nel dare specifiche istruzioni ai modelli di AI generativa, “l’artificial intelligence ethicist”, studioso attento ad uno sviluppo etico e morale delle tecnologie di intelligenza artificiale, e così via. Ad ogni modo, più o meno tutte le professioni verranno impattate dall’intelligenza artificiale, per i professionisti di oggi e di domani sarà fondamentale sviluppare competenze di base per interagire con efficacia con l’AI, per delegare a questa tecnologia i vari task ripetitivi dove il valore aggiunto della componente umana è nullo o vicino allo zero. È su quest’ultimo aspetto che l’umanità può vincere la “prova di forza” contro l’intelligenza artificiale. Ogni professione è contraddistinta da attività algoritmiche ed attività euristiche. Le attività algoritmiche prevedono una serie di istruzioni e procedimenti attraversi i quali possiamo sempre contare per ottenere un risultato preciso, della serie se faccio X ottengo Y. In questo caso, le capacità di calcolo e simili di un algoritmo sono molto maggiori rispetto a quelle dell’uomo, perciò nello svolgere questi tipo di attività è bene affidarsi all’intelligenza artificiale. Per l’attività euristiche, per le quali svolgere un determinato compito richiede l’utilizzo di soluzioni innovative, l’uomo ha dalla sua l’empatia, la creatività, la capacità di improvvisazione che nessun algoritmo è in grado di replicare. La sfida futura sarà quindi quella di saper suddividere sapientemente le mansioni da lasciar svolgere all’intelligenza artificiale e quelle invece da destinare all’uomo. Una sfida che si rinnova, e che nella sua storia l’uomo ha già affrontato molte volte con le innovazioni tecnologiche che nel tempo si sono succedute, vedendolo uscire sempre vincitore.”
3) Quale è il risultato principale, se si può dire, che avete “scoperto” anche voi facendo questo lavoro?
“Lo scopo principale di questo lavoro è stato quello di saggiare quelle che sono le potenzialità degli strumenti di intelligenza artificiale testando la loro capacità di destreggiarsi su tematiche scientifiche attuali. Grande attenzione è stata data, non tanto al contenuto e alle nozioni generati, quanto soprattutto al grado di approfondimento, alla coerenza e alla varietà dei risultati ottenuti. Sicuramente gli strumenti d’intelligenza artificiale vantano, in questo senso, numerose potenzialità. La capacità di articolare ragionamenti, quesiti e di proporre spunti di riflessione aggiuntivi rispetto alle premesse di partenza è un fattore capace di impressionare e evidenzia la poliedricità di queste tecnologie e il loro potenziale e fruttuoso impiego non solo nel campo della ricerca ma in tutti campi dell’attività umana (beninteso coadiuvando l’uomo e non sostituendolo). D’altro canto, l’interazione con le I.A. ci ha permesso di osservare una serie di aspetti che di fatto limitano l’impiego agevole e diffuso di questi strumenti. In particolare, comunicare con le intelligenze artificiale non è affatto immediato o perlomeno per ottenere adeguate risposte occorre conoscere le adeguate modalità per proporre il quesito. Ciò detto, a piccole variazioni dei quesiti e dei modi con cui questi sono posti potrebbero generarsi variazioni importanti dei risultati ottenuti. In questo senso, precisando che quanto si sta affermando rappresenta niente di più di una sensazione, le intelligenze artificiali, benché promettenti, sembrano ancora strumenti acerbi, la cui efficacia e affidabilità è strettamente correlata alla capacità dell’utente di formulare e circoscrivere il compito assegnato. Sarà quindi necessario del tempo affinché l’uomo impari correttamente ad interagire con le I.A.”
Ora, curiosi lettori de ilcentuplo, potete anche voi addentrarvi in questo dibattito acquistando o la versione kindle o quella tradizionale cartacea: buona lettura e buon divertimento!
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