La Tragedia del Calvario – di Don Zeno di Nomadelfia
Discorso sulla Passione, tenuto da don Zeno il Venerdì Santo 1967 a Windsor (Canada)
È meglio che uno muoia per tutti
Disse Caifa: “È meglio che uno muoia per tutti” e così cominciò la tragedia. Quando videro che Cristo ormai aveva posto le basi per la nuova epoca, per la redenzione del mondo, per la rinascita dell’umanità a una vita più umana, santa e divina, allora Caifa disse questa frase: “È meglio che uno muoia per tutti”. E il Vangelo fa una considerazione: “Essendo Caifa in quell’anno pontefice massimo profetavit…”. Ha detto una profezia senza sapere quello che diceva.
Così Caifa decideva la morte di Cristo. È un fatto enorme, adesso io non sto qui a commentarlo tutto perché è una cosa storicamente grande, spiritualmente enorme; tuttavia facciamo qualche considerazione.
Chi è questo uomo?
Chi è questo uomo che dopo venti secoli che è stato messo in croce – quando sono stati crocifissi tanti uomini di quei tempi là – chi è questo uomo che chiama qui tutti noi, ancora vivo e presente, mentre nessuno uomo nella storia ha avuto questa gloria? E siamo qui noi e, se con la nostra immaginazione giriamo intorno alla terra, sono circa 750 milioni di cristiani tra cattolici e non cattolici che venerano e ricordano questo fatto. Non è una commemorazione che noi facciamo di un uomo che è stato un “grande uomo”, ma di un uomo che vive in noi, che è vivo in noi. Cosa faccio io dal pulpito a parlare a voi?… sacerdote, che ha dato la sua vita al servizio di questo Cristo. Dopo la sua risurrezione cominciò sulla terra un susseguirsi di martiri per il suo nome, e continuano e mai è cessato questo gettito di sangue misto a quello di Cristo che scorre nei secoli e commuove il mondo.
Ma che cosa ha fatto?
L’hanno preso, l’hanno processato. Al processo Egli dice la verità e tace spesso. Allora un soldato gli molla uno schiaffo e Gesù, sempre maestro e divino, gli dice: “Senti, se io ho detto qualcosa di male, dimostrami che ho detto male; ma se ho detto niente di male, perché mi schiaffeggi?”. Mi pare che sia stato un re dei barbari
che in occasione della Pasqua sentì un sacerdote che spiegava questo fatto di Cristo, e egli saltò su: “Ci fossi stato io con i miei soldati! Lo avrei difeso”. Ma tutti noi sentiamo questa reazione. Ma che cosa hai fatto?… Che cosa hai fatto, perché un sacerdote massimo dica: “È meglio che muoia uno per tutti”. “Sei tu – gli domandano al processo – che dici tu di essere il Messia, il Salvatore del Mondo?”. “Sì, tu l’hai detto”. Allora questo si strappa le vesti, dice: “Ha bestemmiato, ha bestemmiato”.
Ha detto la verità: non siete riusciti a capirlo
Come ha bestemmiato? Ha detto la verità! Vi fa male la verità? Non siete riusciti a capirlo? Che cosa aspettavate voi dal Figlio di Dio? Che si facesse una grande villa? Un castello? Un gran re in mezzo a tanti figli nella sofferenza, nel pianto, nella schiavitù? Qual è quel padre che va ai figli che sono in sofferenza e va là trionfante, da gran signore… ed essi nella miseria e alla fame? Può un padre far questo? Voi donne, mamme, fareste questo, voi? Se aveste i vostri figli alla fame, alla deriva… andar là a presentarvi come regine. Egli è venuto in mezzo a noi. Che colpa ha Lui? Cosa ha fatto? È rimasto umile. Ha detto: “Le volpi hanno le tane, gli uccelli hanno i loro nidi e il Figliolo dell’Uomo non ha dove posare il capo”.
È padre e fratello
Ma perché Egli è padre, è fratello. Ma guardate, noi che siamo cosi cattivi tutti. Ma chi di voi mai, se avesse un fratellino in certe condizioni, non si butterebbe nelle sue condizioni. Si è fatto talmente umile che è finito in una croce, su una croce tra due lazzaroni, due ladri, proprio schiavo come gli schiavi. E allora dice: “Che cosa hai fatto? Se io avessi detto qualcosa che non va bene o se avessi detto la verità, perché mi schiaffeggi tu?”.
O Barabba o Cristo
E così lo portano in piazza. E il popolo si lascia sobillare e quando Pilato capisce che un brutto affare sta succedendo, tanto che sua moglie, che è pagana, è corsa da lui mentre succedeva il processo e doveva lui giudicare e dice: “Lascia stare quell’uomo per l’amor di Dio. Ho fatto un sogno io, non imbarazzarti”. E lui se ne lava le mani. Poveretto, questo è un uomo che rappresenta Roma. Cosa poteva sapere lui di queste cose? Eppure lo ha condannato. Il popolo, quando Pilato domanda: “Volete salvo Barabba o il Cristo?”. “Barabba”. Hanno scelto Barabba. Il popolo. “E di Lui cosa volete fare?”. “Sia crocifisso. E il suo sangue discenda su di noi e su tutti i nostri figli”. Guardate che cose strane: mentre lo condannano invocano che il suo sangue discenda su di noi e sui nostri figli. E sta discendendo.
E Gesù taceva
Che cosa siete venuti a fare qui voi care mamme, cari babbi, uomini, donne, ragazzi; che cosa siete venuti a fare qui? A vivere un momento di quella tragedia universale, divina e umana. E allora lo crocifiggono. L’hanno flagellato, l’hanno percosso, l’hanno offeso, l’hanno preso in giro ed Egli taceva; e taceva. Perché taceva? Perché Gesù non ha mai voluto fare vedere la sua potenza, se non nei momenti in cui era necessario. In quel momento lì, Gesù lasciava fare all’umanità. E
l’umanità l’ha messo in croce. Solo, al centro della storia dell’umanità Dov’erano tutti quelli che avevano ricevuto miracoli? Dove erano quelle masse che lo seguivano? Dov’erano? Quel Lazzaro risorto dov’era? Dice il Vangelo che quando Gesù passava per la città, per i paesi, sanava tutti. E dov’erano questi miracolati?
Dov’erano queste masse che lo esaltavano: “Osanna!”? Dov’erano in quel momento? Dov’erano gli Apostoli?
Solo. Al centro della storia dell’umanità.
Millenni e millenni, forse sei milioni di anni prima, già c’era l’uomo sulla terra e chissà quanti milioni di anni ci saranno ancora dopo. Al centro. Solo. Il rappresentante dell’autorità politica se ne lava le mani e i suoi lo vogliono condannare. E cosi Cristo è crocifisso.
Sentiamo noi questa tragedia? È colpa nostra
Io non osservo tutto il fatto, solo mi domando perché oggi noi siamo qui. Sentiamo noi questa tragedia? Non è morto un uomo storicamente grande, tanto grande per cui le masse si trovano poi qui a far queste cerimonie in tutto il mondo. Non è morto un uomo morto. È risorto. Non solamente è colpa di Caifa, né colpa di Pilato, non è solamente colpa di quelli là. Questo è il mistero: colpa nostra, perché Egli vive in quel momento, vive anche noi. Questo è il difficile, di sentirsi noi
corresponsabili della crocifissione di Cristo. Lo sentite voi? Io faccio fatica a sentirlo. Siamo immersi come in una nebbia, il nostro spirito, la nostra testa, la nostra carne sono fatti in una maniera che noi ne parliamo forse come zucche vuote, come cembali suonanti. E non viviamo la tragedia. Siamo capaci di dire: io, io l’ho buttato là? Noi ci scagliamo contro Caifa, contro quella gente là, tre gatti in confronto a noi, milioni, milioni di uomini che l’abbiamo crocifisso. Per il fatto che noi da
bambini sappiamo già che il peccato lo facciamo quando disubbidiamo a una legge di Dio; quando noi rifiutiamo Dio. Se oggi noi, quattrocentocinquanta milioni di cattolici, pensassimo che noi stessi siamo i responsabili della morte di Cristo e che i nostri peccati, le nostre ingratitudini, la nostra mancanza di fede lo crocifigge, allora entreremmo in un altro concetto e diremmo: “Perché sei morto Cristo?”. Per tutti. Questo è il fatto!
È morto per tutti. Io l’ho crocifisso
Voi ricordate quante volte nel Vangelo si descrive che Gesù passava tra le masse, le folle, le così dette moltitudini? Non erano né ebraiche, né romane: erano una massa di gente che lo seguiva. Ricordate voi quando il Papa Paolo VI andò in Palestina e in India? Chi è che lo ha seguito? Guardate che è un fatto grosso: è andato sulle stesse terre sulle quali passava Cristo e non c’erano i soli cattolici lì; c’erano tutti, persino un re musulmano con l’elicottero di sopra stava attento a proteggerlo, musulmani, ebrei, tutti l’hanno accolto: le moltitudini… È il rappresentante della chiesa, Vicario di Cristo in terra. All’ONU è andato, Vicario di Cristo in terra, e là ha parlato, ha detto: “Sono venti secoli che noi camminiamo perché abbiamo avuto un mandato da Cristo: Andate e portate il Vangelo a tutte le genti. E adesso qui siamo arrivati dopo venti secoli; perché questa assemblea siete le genti. Lo portate a tutti”. Allora noi che siamo i più vicini al Cristo, noi che siamo nella Chiesa di Cristo, dovremmo questa sera solo sforzarci, anche questa notte, pensandoci, di dire: “Io l’ho crocifisso”. Noi, ciascuno di noi.
Dov’è questo crocifisso? “Ero Io in loro”
E dov’è questo Crocifisso?
E Gesù dice: “Verrà giorno nel quale io, cioè gli angeli, aduneranno le folle: i giusti da una parte e gli ingiusti dall’altra. Verrò sulle nubi come re e dirò agli ingiusti: avevo fame e non mi avete dato da mangiare, avevo sete e non mi avete dato da bere, ero ignudo e non mi avete vestito, pellegrino e non mi avete alloggiato, carcerato e non mi avete visitato; cioè non vi siete presi cura di me (perché dovete sapere che quando nelle Scritture sentite dire “visitare” significa: prendersi cura); quindi: ero carcerato e non vi siete presi cura di me. Ero ammalato e non vi siete presi cura di me. Andate maledetti nel fuoco eterno”. Allora questi si rivoltano: “Quando mai ti abbiamo visto affamato e non ti abbiamo dato da mangiare, quando mai ti abbiamo visto assetato e non ti abbiamo dato da bere, quando mai ti
abbiamo visto pellegrino, senza casa, per le strade e non ti abbiamo dato alloggio, non ti abbiamo aperto la casa, quando mai eri carcerato e non ti abbiamo visitato, non ci siamo presi cura di te, non siamo accorsi per difenderti, per aiutarti; quando mai eri ammalato e non ti abbiamo curato?”. “Ogni volta che non l’avete fatto a questi non lo avete fatto a me. Ero io in loro”. Allora, vedete, da qui potete ragionare e arrivare alla conclusione enorme dell’ora che passiamo in questo momento. Dove sei Cristo? Crocifisso? “Ero io in loro”.
L’umanità crocifissa
Allora lo trovate nelle carceri dove soffre la gente senza neanche tanto garbo e spesso punita senza criterio e spesso innocente. Lo trovate negli ospedali là dove la gente soffre. Lo trovate nei quattordici milioni di lebbrosi bistrattati e abbandonati a se stessi, che muoiono di fame nei prati, nei campi, trascurati. Lo trovate nelle migliaia, migliaia, milioni di fanciulli che non hanno neanche la magliettina di lana per stare al caldo, non hanno da mangiare, non hanno da nutrirsi. Lo trovate in questi due terzi di umanità alla deriva. Ignorante perché nessuno la istruisce. Ha sete di verità e nessuno gli dà la verità, ha sete di vestire e nessuno glielo fa, ha sete di lavorare e nessuno lo fa lavorare. Sono selvaggi e dirà: “Ero selvaggio e mi hai lasciato selvaggio”. Sarà in quei milioni di fanciulli e di bambini i cui genitori li abbandonano; e rimangono senza mamma e senza padre. Dirà: “Ero senza mamma, senza babbo, tu non sei stato capace di farmi da mamma, di farmi da babbo”.
Ero in loro. Dov’è allora questo Cristo? È lì, è lì presente. Oggi, quindi, noi celebriamo un fatto che è sempre presente, è sempre vero: “Ero io in loro”. Immaginate voi, per esempio, una povera madre che ha tre o quattro figli che le muoiono di fame, lì, sotto gli occhi. Questa donna… se voi foste artisti, foste pittori, cosa fareste? Pitturereste una donna crocifissa… in croce. Se voi pensaste a quelli là che hanno certi parenti ammalati, lebbrosi, abbandonati a se stessi, neanche curati, che muoiono così: tutta gente crocifissa.
S’è buttato in mezzo a noi e scorre nella nostra vita
Io ho assistito, alle volte, a morire dei figli, o la moglie, la mamma nelle famiglie: non solo fa pietà questa donna che muore, la mamma; ma fa pietà vedere i figli che rimangono costernati… non vi sembra alle volte di vedere Cristo in loro? Crocifisso, è lì vivo che piange, costernato, spaventato, fino al punto come Cristo: “Padre, Padre, Dio mio, ma Tu mi hai abbandonato!” dice a se stesso. Si è buttato in mezzo a noi e scorre nelle nostre sofferenze, nelle nostre ingratitudini, nella nostra vita. E noi diciamo: che colpa abbiamo noi? Ma lasciamo stare la colpa. Quando si tratta con un padre, con un fratello e un Redentore come Cristo non si parla neanche di colpa, parliamo di affetto.
Cristo è crocifisso nell’ateo
Come non amare Cristo in croce là, in tutta la vita, in tutta l’umanità, nei sofferenti; in croce nei miscredenti, in quelli che non conoscono Dio? Avete mai conosciuto voi gente senza Fede? Come soffre quella gente! Io sono amico di tanti di questi quasi atei: sono tormentati e dicono: “Tu sì che sei fortunato che hai la Fede”. E loro sono tormentati. Cristo è crocifisso nell’ateo che è tormentato, che sente che non trova qualche cosa; gli manca Dio, e gli manca Cristo: e allora cerca nella vita e cammina, cammina. Eppure, in loro non vedete il Cristo che cerca, che è sofferente nei suoi figli? Ai quali manca la Fede?
Gesù, fa’ che io sia crocifisso con Te
Allora noi ci sentiremmo, se sapessimo meditare, ci sentiremmo di correre a quella croce, ai piedi di quella croce; e abbracciarlo: Gesù, fa’ che io sia crocifisso con Te. Avete mai visto come fanno i bambini quasi per istinto? Alle volte un bambino fa male a un altro e gli dice: “Dammi un pugno, anche a me”. Vuole il pugno anche lui, perché vorrebbe pagare. Qual è mai quella madre che vedendo il figlio in croce non correrebbe ad abbracciarlo! E così noi guardiamolo in tutti, guardiamolo in noi stessi. Quando noi abbiamo peccato, allora diventiamo tristi, spesse volte abbiamo persino vergogna a confessarci, perché Satana è furbo, prima ci spinge al peccato e poi ci spinge alla vergogna. E allora anche in noi, quante volte, Cristo ha bisogno in noi dell’amico che ci sollevi, del confessore che ci perdoni.
È crocifisso in tutti
È in tutti, e crocifisso in tutti. Forse che non soffriamo qualcosa tutti, forse che nelle famiglie le cose vanno bene? Chissà quante sofferenze, e adesso il mondo un po’ in guerra, un po’ in rivoluzione, un po’ in disagio va cercando qualcosa. Questi giovani che abbandonano la Fede, che abbandonano tutto: dov’è Cristo? È in loro. È crocifisso in quelli che lo abbandonano. “Ero io in loro”. Potrà dire a noi: “Avevo perso la fede, bestemmiavo, commettevo atti impuri, andavo a donne, ne combinavo di tutti i colori e tu non ti sei mai interessato di me, hai sempre detto che sono un lazzarone. Ero io in lui”. Nella prostituta perché non vedere il Cristo crocifisso? In una creatura destinata alla vita eterna? In questa donna c’è la schiavitù. E allora perché non vedere in lei il Cristo crocifisso? In croce, sofferente, lacrimante il Figlio di Dio che vede una sua creatura in queste condizioni?
La nostra fede sconvolge tutto: il perdono
E allora noi ci plasmiamo, ci trasformiamo così, in una notte come questa, in una ricorrenza come questa; noi dovremmo uscire proprio vivi dell’aver già abbracciato Cristo in noi e vederlo negli altri, in tutti. E così la nostra fede sconvolge tutto, sconvolge il mondo; perché noi siamo quei tali che quando vediamo avvicinarsi il nemico che ci vuole crocifiggere, che sta per ucciderci, noi gli sorridiamo in faccia, lo sguardo del perdono, lo sguardo della vittima. Forse che dalla croce Gesù ha maledetto qualcuno? “Padre perdona ad essi perché non sanno quello che fanno”. Dice il ladrone: “Guarda lì, Tu che hai fatto tante cose, tanti miracoli, non sei capace di venire giù dalla croce, da solo”. E quell’altro: “Taci, imbecille, non sai quello che dici. Signore – dice – perdona i miei peccati, prendimi con Te”. “Oggi stesso sarai con me in Paradiso”. Guardate che scena! Tra due ladri! Uno, il primo ad andare in Paradiso, è stato un ladro!
Diventiamo universali: sono tutti nostri fratelli
E allora diventiamo universali. Cattolici, avete sentito il Concilio? Ci ha invitati al dialogo. Sapete che cos’è il dialogo? È questo abbraccio, prima in Cristo e poi a tutti.
Noi non possiamo avere nemici, noi non possiamo avere persone contro di noi, sono tutti nostri fratelli, in Cristo. In ogni persona che soffre, che si scaglia contro di noi, vedere il Cristo crocifisso che ha bisogno di noi. E si piega il Cristo a lasciarci ancora venire qui, nei nostri templi, perché attende che lo abbracciamo nella croce con lui e poi ci buttiamo nel mondo a portare questo amore, questa conoscenza della vita umana. “Ero io in loro”. Quando sentite uno bestemmiare, non state lì a reagire, guardatelo con affetto e pensate: guarda, in lui c’è Cristo crocifisso. Quando vedete la prostituta dite: Oh! povera donna, cosa possiamo fare per salvarla? In lei c’è il Cristo crocifisso. Quando vedete una persona che commette un reato, un delinquente tra due guardie, tra la polizia che lo mette in catene: Guarda, in lui c’è il Cristo crocifisso. In tutti i suoi figli. E concludo, qual è quel padre, qual è quella madre che, se vede il figlio in galera, dice che è un delinquente? Mai. Io ho provato a volte nella mia missione. Viene una mamma e dice: Mio figlio è un lazzarone, è un delinquente. E tu dici: È vero che lo è. E lei subito: Cosa può dire lei di mio figlio? Subito si drizza lei e lo difende: Mio figlio, poverino, cosa ha fatto, è innocente. Ecco: cosa avete da dire di mio figlio?
Noi dobbiamo abbracciare Cristo, che con noi e in noi può salvare il mondo
Amici: la notte è questa. Noi dobbiamo abbracciare Cristo perché dobbiamo essere in Lui, vedere in Lui il Maestro. Da questo momento noi vediamo il mondo come lo vedi Tu, Signore. Là dove vediamo l’uomo noi vediamo Te in lui: il Cristo. E allora diciamo: Eri Tu in loro, in tutti i sofferenti. Sei Tu in loro ed io con Te. Voglio amare del Tuo amore e voglio redimere l’umanità. E dice Gesù: “Da questa Croce trarrò a me tutto il mondo”. Andiamo in Croce con Lui, restiamo abbracciati a Lui e da lì attrarremo a noi tutto il mondo e salveremo l’umanità da tutti i disagi e i pericoli nei quali si trova. Che il Signore vi illumini, cari, vi faccia capire questo ragionamento. Io non faccio un discorso, ma vi parlo dal cuore, dall’anima e voi ascoltatemi dal cuore, dall’anima. È un momento storico, nel quale bisogna capire che Cristo è morto per noi, per causa dei nostri peccati e che Cristo con noi e in noi può salvare il mondo.
don Zeno Saltini di Nomadelfia