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Anche le viti piangono…

Una famosa telenovela del 1979 recitava ” Anche i ricchi piangono” a me tocca raccontare del pianto di un essere vivente….la vite.

Ogni anno, nelle ultime settimane di marzo, e non oltre la metà di aprile, sui campi si verifica un fenomeno curioso, che ha colorato la fantasia di generazioni di viticoltori, pur avendo una chiara spiegazione scientifica: è il pianto della vite o pianto della vigna. Dopo la dormita invernale, durante la quale le viti vengono potate per rinforzarsi e per dare i frutti in vista della stagione calda, le viti in effetti “piangono”. Questo accade non appena le temperature si alzano oltre i 10° e l’attività linfatica riprende con entusiasmo e vigore. Quello che chiamiamo “pianto”, in realtà costituisce il segno poderoso di un ritorno alla vita e ad al nuovo ciclo produttivo. Nonostante la siccità di questi giorni, che limita e rallenta l’aspetto più sfarzoso del ritorno alla vita delle vigne, il pianto si sta comunque verificando.

Ciò che si osserva dall’esterno è un fenomeno affascinante ricco di emozioni. In prossimità dei segni delle potature, sgorgano delle piccole gocce di liquido trasparente. Quelle che sembrano a tutti gli effetti delle lacrime, sono in realtà goccioline di linfa, che dal fusto risale impetuosamente verso i rami, per irrorare la pianta e, in qualche modo, per disinfettare e cicatrizzare “le ferite” della potatura.

Una volta terminato questo processo, che può durare anche giorni, con lacrimazioni davvero consistenti, ogni 30-60 secondi, avrà inizio la fase di germogliamento. Oltre a segnare l’arrivo della nuova stagione calda, il pianto delle viti sancisce la fine delle operazione di potatura. Da questo periodo in poi, infatti, la selezione di quelli che domani saranno i nuovi tralci della vite può dirsi conclusa, almeno fino al prossimo inverno.
Il pianto varia da vitigno a vitigno, ma in generale possiamo dire che è un insieme elementi minerali, composti organici, zuccheri e acidi.
Da qui nasce il famoso detto “piangere a vita tagliata”.

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