Anche “zia” Paola ora scorrazza in bicicletta per il Paradiso
Quando ieri tua sorella al telefono mi ha detto: “Giorgio, ti manda proprio un Angelo. Paola è morta questa mattina” ho sentito un misto di gioia e di dolore e non sono crollato, subito, davanti alla totalmente inaspettata notizia.
Il primo sentimento che mi ha raggiunto è stato quello della serenità nel vederti già correre avanti e indietro per il Paradiso, in bicicletta, a salutare tutti quelli che ti hanno preceduto a cominciare da Giuseppe e mamma Bice che hai tenuto in vita, a tratti sostituito, col tuo instancabile impegno quotidiano.
Lo dico davvero zia Paola: quando penso al Paradiso lo vedo pieno di gente come te, sempre allegra, sempre alla ricerca del bello, a volte anche prolissa ma con qualcuno sempre disposta ad ascoltare, ad arrivare in fondo a quelle ore di telefonate, di chiacchierate, miste di ricordi, di progetti, di preghiere.
Che tutte le parole che hai speso per noi, zia Paola, siano messe una dietro l’altra e ti conducano, come una scala di informazioni, alle Porte del Paradiso. Ora, quando avrò un viaggio lunghissimo di due ore, per lavoro, chi chiamerò per farmi compagnia al ritorno verso casa?
Poi mi ha preso un po’ di incredulità: come può essere che è morta zia Paola l’immortale? Eri già “zia” quando noi tutti cominciavamo il nostro percorso nel Movimento per la vita e ci hai preso sotto la tua guida come dei nuovi nipotini. Eri zia, sei sempre stata zia, sei morta da zia.
L’ultima volta che ci siamo visti ero con tutta la famiglia, coi ragazzi dei quali ti raccontavo sempre mentre tu mi parlavi in cambio di Cecilia e di tutti i tuoi nipoti, quelli veri. Siamo stati lì sotto un po’ nel cortile nuovo e po ci siamo fatti una foto. L’ho rivista ora: mi tenevi la mano come hai fatto per anni aiutandomi e guidandomi prima come responsabile giovani della Lombardia, poi come responsabile Nazionale dei giovani del Movimento per la vita italiano. La sento ancora quella mano fragile, fredda che stringeva forte quasi a volersi scaldare con la mia.
Infine il dolore. Mi spiace Paola non essere passato l’ultima volta che siamo saliti a Milano ma proprio perché nessuno della nostra famiglia ha mai pensato che ci sarebbe potuta stare un’ultima volta con te. Mi spiace per le decine di volte che non ti ho risposto al telefono e che non ho messo subito su canale 28 perché c’era un programma interessante. Quanti piccoli grandi gesti hai sempre compiuto nella mia vita, prima e poi, per concretizzare la tua presenza nonostante la distanza chilometrica tra Milano e Roma.
Grazie per questo e per tutto il resto. Per avermi insegnato a pregare “durante le faccende. Dico un Pater Ave Gloria e il Signore mi capirà” mi dicevi spesso. Grazie per aver condiviso con me gran parte della mia vita prima e poi esserti confidata al telefono, con tanti pianti reciproci, quando ormai ero già partito e potevamo solo sentirci in questo modo. Grazie per avermi guidato da giovane e poi per esserti innamorata, anche te, della mia sposa e della famiglia che abbiamo creato e della quale volevi rimanere aggiornatissima.
Grazie zia Paola trova un modo, so che ce la farai, per farti sentire costantemente ancora. Ti voglio bene.