Chiara: l’utopia di Francesco fatta realtà
Se fossimo vissuti 800 anni fa in Umbria o in Toscana, avremmo preso Francesco e Chiara di Assisi come due pazzi oppure due eretici pericolosi per la Chiesa.
Bisogna ammettere che nella canonizzazione è avvenuta anche la normalizzazione di queste due figure sconvolgenti, grandi e che sfuggono a ogni schema e istituzionalizzazione. Ma al tempo stesso non sono nemmeno ciò che i sessantottini vorrebbero vedere. Sono al di là. Sono di più.
Francesco e Chiara
hanno preso in pieno il Vangelo.
Hanno avuto nello stomaco e nel cuore
il fuoco del messaggio di Gesù Cristo.
Sono stati così liberi dentro
da sentirsi stretti dovunque.
Ma qui c’è il divino in loro.
Con sofferenza e con fatica
hanno obbedito in tutto alla Chiesa.
Non obbedienza forzata o cieca.
Obbedienza e comunione
allo Spirito.
Così grandi da lasciare in mano a Dio
la loro opera rivoluzionaria.
Perché non volevano possedere
mai niente.
Non hanno voluto mai essere padroni.
Frati Minori.
Sorelle Minori.
Chiara e Francesco della regista Susanna Nicchiarelli sono rudi e al tempo stesso belli. Veri. Semplici. Ma sono umani e niente affatto edulcorati o oleografici.
La scelta della lingua volgare è eccezionale. Gli attori parlano la lingua del tempo di Francesco e Chiara.
Alcune riprese e scene sono dei ‘quadri’. Come faceva nei suoi film Pasolini.
(La chiesa di San Damiano delle sorelle Povere di Chiara è la stessa scelta per il film Uccellacci e uccellini quando Totò e N. Davoli parlano ai passerotti).
Film da vedere.
Don Domenico Savio