Rallegriamoci! Ritrovare la gioia perduta e custodirla!
Omelia nella Terza Domenica d’Avvento 11 dicembre 2022
RALLEGRIAMOCI: Ritrovare la gioia perduta, e custodirla!
Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata. Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene. Anche i credenti corrono questo rischio, certo e permanente. Molti vi cadono e si trasformano in persone risentite, scontente, senza vita. (EG 2, Papa Francesco)
Sono le profetiche parole del Papa scritte 9 anni fa all’inizio del suo pontificato, che hanno validità e attualità oggi più di quando sono state scritte. Sì perché a differenza di una parrocchia del Centrafrica o di una comunità religiosa delle Filippine o di una comunità di base del Brasile qui da noi la Domenica della Gioia non è ancora realtà, e non è pienamente realtà. Mentre nei luoghi dove la Chiesa e la società sono povere la gioia è di casa e si taglia a fette l’entusiasmo della fede, qui in Europa fatichiamo a gioire. Lo slogan “mai na gioia” non è solo scritto sulle cover di un telefonino, ma è stampato nell’anima. Di gente felice, di momenti felici, di ore di felicità ne troviamo in giro. Ma di gioia neanche un barlume.
Lungi dal pessimismo, questo richiamo di Papa Francesco è un segnale, un allarme. Come quello del profeta Giovanni Battista, uomo povero e in attesa del Messia. Mentre la gente vestita di abiti di lusso viveva in palazzi freddi e tristi, i poveri sono in festa con il Messia Gesù. E questo mandò in crisi il Battista, non perché gli dispiacessero le opere di Gesù Cristo, ma perchè la sua radicale sete di giustizia attendeva il Regno di Dio per i poveri e per la gente convertita e il castigo per i corrotti e i cattivi. Cristo invece mite e misericordioso dona la salvezza ai poveri e agli ingiusti dona il tempo. Tanto tempo. Perché si convertano anche loro. Nessun fuoco che brucia i mafiosi, gli assassini, i ladri e coloro che fanno la guerra. La gioia è anche per loro che sono fabbricatori di morte e di malvagità. Allora Giovanni pensa che forse Gesù sia un altro profeta di un messia che faccia ordine, pulizia e restauri il Regno.
Il Regno è venuto con Gesù. È in mezzo a noi, ma luce e tenebre convivono, grano e zizzania stanno nello stesso campo. A noi la scelta di accogliere la salvezza. E sarà gioia. Pienissima. Abbondante. Tanto da diventare anche noi portatori della gioia ad altri. Missionari. Il più grande miracolo è che i tristi possano diventare non solo felici, ma annunciatori gioiosi del Vangelo. Vogliamo vivere bene? Torniamo a Cristo. Ritorniamo alla sorgente. E allor ala nostra vita splenderà.
La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia. (EG 1)
don Domenico Savio