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Mio nonno mi ha insegnato che “continuare a corteggiarsi” è il segreto per la durata del matrimonio

Mio nonno era un grande un tifoso della Lazio (ora poverino, non capisce più certe cose). Per lui il momento della partita coi nipoti era sacro ma sacro per davvero, roba che si cenava prima in caso di partita, si spostava la poltrona in prima fila davanti alla tv. Doveva esserci silenzio assoluto. Mi ricordo una volta che mia nonna si scordò che c’era la partita e quindi anche di cucinare prima. Mio nonno si arrabbiò tantissimo, ma roba che proprio iniziarono a discutere fino a che lui la mandò a quel paese. Iniziò la partita e mia nonna se ne andò in cucina, dal salone dove era, e mi fece: “Vale dopo questa non gli parlo più”

Mio nonno ogni volta che passava mia nonna in salone la guardava, già assalito dai sensi di colpa. Tuttavia prosegui la partita fino alla fine del primo tempo. Allora lui si alza e arriva in cucina, comincia a girarci intorno, fino ad avvicinarsi a mia nonna. Era impaziente di fare pace. Cominciò a corteggiarla, sul serio. Sembrava un uomo ai primi approcci con una donna. Bacino, carezze, tante parole dolci per scusarsi. La cosa si risolse così. Mia nonna non riuscì a non parlargli per più di un’oretta.

Sembrerà una cosa banale, un episodio come tanti in famiglia. E invece c’era il segreto della durata del loro matrimonio. Corteggiarsi. Tanti pensano che basta farlo al primo approccio, poi basta. E invece bisogna farlo sempre, ogni volta che la vita di coppia ce ne da la possibilità.

La volontà non di buttare tutto. Di trascurare e dare spazio a lunghe incomprensioni che trascinate nel tempo diventano cataclismi. La volontà di non piegarsi all’orgoglio, di piegarsi a scusarsi. La volontà. In tutto.

Mio nonno non era un Dio, non era esperto in tecniche relazionali e non era di certo un tipo che stava tutto il giorno a pregare per far funzionare le cose. I valori cristiani erano impliciti nelle famiglie di prima, si agiva così perché era una società che era fondata su certi valori, si dava per scontato che funzionasse così perché erano abituati a fare così.

Mio nonno ci ha sempre messo la volontà. Ecco perché lui è il mio più grande esempio, ecco perché non mi accontento. Perché mio nonno era un uomo semplice, non di certo un eroe, ma intrinsecamente si comportava secondo ciò che oggi va urlato, va detto e ridetto. Perché c’era la volontà.

Se pensi che bastino cinque complimenti, che basti quel che sei, senza migliorarti, senza mettere da parte l’orgoglio, senza volontà di non buttare tutto tanto ce n’è subito un’altra con cui provarci finché non trovi la fessa che accetterebbe qualsiasi cosa pur di avere qualcuno e li ti sposi e poi magari divorzi dopo due anni perché “non ci amiamo più”…beh allora resta solo.

Non fare danni, resta nel tuo “niente”. Perché relazionarsi con l’altro non è una prova, non è una cosa in cui buttare tutti i propri egoismi “tanto se mi vuole mi accetta così”. Eh no, non ci sono giustificazioni. È una scelta. Come la volontà di fare l’opposto.

Valeria Cerroni

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