Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente
Sono le letture bibliche per la solennità dell’Assunzione di Maria che tracciano il percorso per una riflessione profonda sul mistero che si celebra. In effetti, associata in forza delle sua maternità storica al destino di Gesù, morto e risorto, Maria è il prototipo dei credenti. In lei arriva a compimento il disegno salvifico di Dio. Nella sua persona, assunta nella gloria celeste, la fede cristiana vede realizzate le proprie certezze e le proprie speranze. […]
«Grandi cose ha fatto in me l’onnipotente…» e «Nulla è impossibile a Dio»
Sono le letture bibliche per la solennità dell’Assunzione di Maria che tracciano il percorso per una riflessione profonda sul mistero che si celebra. In effetti, associata in forza delle sua maternità storica al destino di Gesù, morto e risorto, Maria è il prototipo dei credenti. In lei arriva a compimento il disegno salvifico di Dio. Nella sua persona, assunta nella gloria celeste, la fede cristiana vede realizzate le proprie certezze e le proprie speranze. Accettando di inserirsi con crescente consapevolezza nel disegno divino, Maria ne assume senza riserve tutta la logica e vi corrisponde con ferma fedeltà. E’ cosi che la sua esistenza si apre a quelli sviluppi che faranno della sua persona la più compieta epifania – manifestazione, dopo Cristo – di ciò che può diventare una creatura docile all’azione dello spirito.
Maria assunta in cielo è quindi segno di speranza nel cammino della chiesa. Il concilio vaticano II (LG 68) afferma che la Beata Vergine «brilla ora sulla terra innanzi al peregrinante popolo di Dio, quale segno di sicura speranza e consolazione, fino a quando non verrà il giorno del Signore» (cf. 2 Pt 3,10). Ne dà conferma il fatto che la chiesa spesso la invoca «speranza nostra» (cf. “Salve Regina …Spes nostra”) «madre della speranza» (cf. inno latino delle letture del 21 novembre) e si rallegra per la sua natività in quanto «speranza aurora di salvezza per il mondo intero».
La maternità divina di Maria è il punto di partenza della sua identità successiva. Il figlio doveva un corpo ; quel corpo, precisamente, che aveva reso possibile la sua « incorporazione » nel mondo. L’Assunzione della B.V. Maria al cielo, in corpo e anima, senza scavalcare la tappa della morte né conoscere la decomposizione nel sepolcro, si colloca alla risurrezione di cristo. Ciò che è successo a Maria, tuttavia, mistero celebrato nell’assunzione di Maria diventa cosi anticipazione luminosa della sorte di tutti coloro che sono «incorporati» nel Cristo.
Il privilegio concesso alla Madre di Dio ha anche un’altra motivazione: Lei rappresenta il modello più fedele della sequela. Nessuno ha seguito l’itinerario del Figlio più da vicino di quanto l’abbia seguito Maria: una sequela fedele, totale, senza incrinature. La Madonna rappresenta la risposta più perfetta che mai sia stata data alle esigenze di Dio. Lei è beata perché ha creduto nella parola del Signore.
L’Assunzione di Maria al cielo in corpo e anima: tutto l’essere è quindi glorificato da Dio. La meraviglia suprema è la partecipazione del corpo, dell’umanità di Maria. Si tratta della consacrazione della corporeità, che non è più un nemico da combattere né una sudicia prigione per la «nobile anima». Questa visione pessimistica del corpo cessa con l’Incarnazione del Figlio di Dio, con cui tutto viene riscattato riconciliato.
L’Assunzione ci ricorda, quindi, la grandezza e il rispetto sacro dovuto al corpo umano, chiamato a diventare anche strumento, e tempio dello spirito (1 Cor 6, 19-20). Degradare, mercificare, violentare e disonorare questo corpo significa offendere e toccare sacrilegamente Dio in quello spazio inviolabile e mobile in cui ha posto la propria dimora nell’uomo.
«E il verbo si fece carne, e venne ad abitare in mezzo a noi».
Don Joseph Ndoum