Diana c’era ma nessuno se ne è accorto
(di Alberto Pellai). Nel film “Nessuno lo sa” una madre irresponsabile lascia i suoi quattro figli (Akira, il più grande ha 12 anni) soli in un piccolo appartamento di Tokyo per stare con l’uomo di cui si è innamorata. Affida al maggiore dei quattro fratelli la responsabilità sui più piccoli, consegnandogli una piccola cifra di denaro per la sussistenza di tutti. Quando la mamma scompare, Akira – a soli 12 anni – diventa l’adulto di riferimento per i suoi fratelli. Li nutre, li protegge, li consola. Lui bambino, fa per i suoi fratellini quello che gli adulti non hanno mai saputo fare per lui e con lui. Il film è bellissimo e straziante. Mostra una società in cui i bambini sono diventati – al tempo stesso – invisibili e ingombranti. Nessuno si accorge dei quattro fratellini, “nessuno lo sa”, proprio come dice il titolo.
Questo film, visto alcuni anni fa, per me è diventato indimenticabile e mi ha fatto appassionare alla cinematografia di Hirokazu Kore’eda, un regista giapponese straordinario di cui, sempre dalla mia pagina Facebook, vi ho proposto in passato altri bellissimi film (Father and son, Ritratto di famiglia con tempesta). La storia di “Nessuno lo sa” oggi è un fatto di cronaca che ci lascia senza fiato. Una bimba di 18 mesi è stata lasciata sola in un appartamento per più giorni dalla madre che l’ha abbandonata per raggiungere il proprio compagno.
Ciò che mi lascia senza parole è il silenzio assordante di tutto e di tutti, durante i sei giorni in cui Diana – questo è il nome della bimba – resta senza nessuno, in un appartamento di Milano. Nessuno ha visto. Nessuno ha sentito. Nessuno ha capito che cosa stava succedendo in quella casa. Per tutti Diana era una “non bambina”. Nessuno si è accorto che c’era. Non ho alcun elemento per giudicare il comportamento di un genitore che fa una cosa così terribile. Ci penseranno la legge e gli specialisti che prenderanno in carico il caso. Ma posso dire che casi così ci rivelano – in modo estremo e tragico – una verità che va al di là della singola situazione: troppe volte, noi adulti trattiamo i bambini come soprammobili. Li appoggiamo da qualche parte nelle nostre vite, mentre andiamo avanti a fare tutto il resto come se loro non ci fossero. Diana c’era. Ma nessuno se ne è accorto. “Nessuno lo sa”: non è solo un film. A volte è anche la frase che meglio descrive la storia di bambini che ci vivono accanto. Per Diana, stasera, una preghiera e molte lacrime.
Alberto Pellai