La vacanza speciale di una famiglia normale
Ho sempre pensato che far circolare il bello possa creare dei circoli virtuosi di gentilezza, curiosità, vicinanza e così è nata l’idea di condividere un viaggio speciale di una famiglia normale. Dopo due anni di costrizioni, dolori e sacrifici, in casa la spinta verso il ritornare a viaggiare era forte, anzi fortissima: l’abbiamo ascoltata e in tre, due genitori con un bambino di 10 anni, siamo partiti per l’Islanda. Il tour di 8 giorni/7 notti è stato organizzato senza alcuna difficoltà da casa: acquistati i biglietti aerei, prenotati i servizi di vitto ed alloggio (di fatto ogni sera un cottage diverso con servizio notte e colazione), prenotate le escursioni del cuore (navigazione nella laguna degli iceberg, avvistamento in mare aperto delle balene), riservata l’auto 4×4 fin dal nostro arrivo in aeroporto. Il progetto era realizzare il giro dell’isola seguendo in senso anti orario la ring road (o statale 1), partendo da Reykjavik e tornando a Reykjavik, per un totale di circa 1300 km (in realtà molti di più per le varie escursioni-deviazioni).
Tutto il viaggio è stato un’esplosione di colori durante un succedersi di esperienze al limite tra vento esagerato e sole tiepido, tra pianure di lava e distese ghiacciate.
Nel dettaglio, day 1 e day 8 sono serviti per girovagare nella capitale, per capire qualcosa di più dell’Islanda e degli Islandesi. Nel nostro caso all’arrivo nell’isola dei vichinghi, day1, abbiamo visitato la città sorpresi e divertiti dal sole di mezzanotte, abbiamo fatto i primi incontri belli (Maria cameriera polacca che suona in una band internazionale ci ha servito una pizza super) ed abbiamo preso confidenza con la geografia locale interpretata da google map (a nostra disposizione avevamo un modem per generare internet e potevamo agganciarvi cinque dispositivi personali in wifi). Durante l’ultimo giorno della vacanza invece, sempre nella capitale, ci siamo concessi il bagno nella Laguna Blu, ossia in un centro geotermale autentico ove l’acqua sgorga naturalmente ad oltre 40 gradi e la permanenza è addolcita da creme e trattamenti corpo.
Day 2, siamo partiti alla volta del Parco del Thingvellir (a sud dell’isola, pochi km dalla capitale), ossia una distesa incantevole, quasi magica, di terreno pianeggiante ed erboso da cui fanno capolino fiumi sotterranei per raggiungere poi la cascata enorme di Gullfoss con i suoi spruzzi d’acqua a centinai di metri di distanza ed infine i crateri geotermali di Geysir che sollevano in aria colonne di acqua sulfurea a 100 gradi di temperatura ogni 4 minuti circa.
Day 3, abbiamo riempito la mattinata con la visita alla cascata di Sogarfoss che si può salire-costeggiare a piedi lungo un’altissima scalinata e quella di Seljalandsfoss che invece si può visitare da dietro la sua caduta di acqua. Dopo aver attraversato una regione ricoperta interamente da campi di lava abbelliti da muschio selvaggio, nel pomeriggio abbiamo invece raggiunto la Laguna degli Iceberg. Navigando per oltre un’ora tra blocchi di ghiaccio enormi ed azzurrissimi, abbiamo incontrato da vicino le simpatiche e numerose foche (in laguna le orche non riescono a raggiungerle per cui le pinnipedi si sentono tranquille, quasi spavalde). La visione degli iceberg e dell’enorme ghiacciaio da cui originano (il Vatnajokull, esteso oltre tre volte il Lussemburgo) ha ammutolito noi ed i pochissimi turisti presenti.
Day 4, abbiamo iniziato la salita verso il nord dell’isola, abbiamo percorso i primi fiordi e ci siamo concessi un’avventura fuori programmata: visita alla cittadina di Borgarfjorour ed incontro ravvicinato con decine e decine di pulcinella di mare (uccelli dal volo goffo che però a loro discolpa sanno anche nuotare, immergersi in apnea fino a 60 mt di profondità, pescare e costruire tane sotterranee).
Day 5, visita alla cascata Dettifoss con il suo canyon a forma di ferro di cavallo e arrivo alla cittadina di pescatori dal nome Husavik. Ad Husavik, dopo aver conosciuto una bellissima receptionist argentina fidanzata con un calciatore islandese ma partiti da poco da Trieste, abbiamo realizzato uno dei nostri sogni: il safari per l’avvistamento delle balene. L’oceano con noi è stato particolarmente generoso permettendoci di avvistare a minima distanza dalla nostra barca diversi esemplari di balenottere azzurre…e lo ammetto, trattenere le lacrime di fronte ai giganti gentili, per noi è stato impossibile.
Day 6, giornata trascorsa nella regione di Myvatn famosa per i campi di lava, gli pseudocrateri, le sorgenti di acqua termale e le pozze ribollenti di fango sulfureo.
Day 7, dopo aver pernottato nella romantica e luminosa capitale del nord, Akurey, abbiamo intrapreso la lunga discesa verso il sud dell’isola con sosta al villaggio di Glaumbaer per vedere da vicino la ricostruzione di una farm dell’800, più visita alle cascate di Hraunfossar che appaiono uniche perché nascono dalla lava e non
sono alimentate da alcun fiume. Anche durante l’ultimo giorno abbiamo intrapreso una deviazione che ci ha portato lungo la penisola di Vatnses alla ricerca delle foche: ed ancora una volta l’Islanda non ci ha deluso in quanto le abbiamo trovate pigre al sole oppure divertite nel fiume principale della regione.
Day 8, ristoro presso la Laguna Blu di Reykjavik e verso sera ritorno a casa.
Rispetto a queste povere parole, le foto ed i ricordi della vacanza possono descrivere più e meglio l’unicità dell’Islanda. Per tutto il nostro girovagare, abbiamo sentito come pervasiva la consapevolezza di essere noi umani, piccoli ospiti su un pianeta bellissimo e per adesso compiacente ma dotato di una potenza di fuoco inimmaginabile. I coni dei vulcani, le lingue dei ghiacciai, le pianure di lava, le onde dell’oceano, tutto insomma era lì ad insegnarci la bellezza della natura, il rispetto che le è dovuto e la piccolezza dell’uomo di fronte a ciò che non è minimamente controllabile.
Ci siamo sentiti ospiti di passaggio il cui compito dovrebbe essere preservare e raccontare tante bellezze, accogliendole da chi è venuto prima, regalandole
a chi verrà dopo. L’Islanda ci ha insegnato che siamo giovani, inesperti e talvolta arroganti al cospetto di un pianeta che esiste da molto prima di noi, che cambia, che ci tollera ma che può spazzarci via in un attimo…sull’isola tutti raccontano e ricordano la famosa eruzione del vulcano Eyjafjallajokull che il 15 aprile 2010 paralizzò i voli aerei nei cieli di tutta Europa per quasi una settimana.
Per uscire dalla retorica, l’Islanda è un paese con 300.000 abitanti e con un numero di automobili ridicolo eppure da decenni tutte le auto sono ibride. La plastica è bandita da tempo. In ogni luogo dell’isola è fatto divieto di toccare, disturbare, recare danno a fauna e flora. Le piste ciclabili e pedonali sono aree in cui chi passa è sacro. Le greggi di pecore ed agnelli, le mandrie di cavalli non vengono disturbate e vengono tutelate come fonti importanti di reddito per la nazione stessa.
Visitare l’Islanda è stata senza dubbio una delle maggiori opportunità (per nulla economica) che ci siamo concessi e siamo grati al nostro spirito di iniziativa che ci ha portato tanto a nord, tanto al freddo, tanto dentro la nostra terra.
Valeria Terzi