Dell’osservare lo scorrere del tempo
[Mattina dai pensieri densi]
Non so leggere del kintsugi senza richiamare l’ impermanenza. Un po come Pessoa che ne “Il libro dell’inquietudine” sottolinea che quando lo si sogna un libro Γ¨ perfetto, quando lo si scrive se ne “ππ’ππππππ ππ ππππππππ§ππππ”. Di fronte alla smania del perfetto, ai canoni standardizzati di bellezza, all’immutabilitΓ del sognato, ecco che affonda, come una lama, π₯’π’π¦π©ππ«π¦ππ§ππ§π³π. Concetto con cui, nel Dharma Buddista, facciamo i conti dal primo giorno.
Quando iniziamo a buttare lo sguardo piΓΉ avanti rispetto alla punta dei nostri piedi, aprendoci con attenzione al mondo, ecco che arriva l’impermanenza in tutta la sua brutalitΓ in ogni attimo vissuto: la rosa che appassisce, la penna che si rompe, le rughe che solcano il viso, i rapporti che mutano.
E il kintsugi, che Γ¨ l’arte di riparare e trasformare le rotture in opere d’arte, porta con sΓ© quello struggimento del tempo che passa, ma che, se lasciato scorrere, sa far cogliere la vera natura.” πΊπ’ππππππππ ππ ππππππππ§ππππ”, dice Pessoa, valorizzare una rottura, valorizzare le cicatrici e le rughe che raccontano le nostre battaglie.
CosΓ¬ forse possiamo arrivare a vivere i nostri fallimenti personali e professionali come traguardi superati, facendoli diventare la parte che vale la pena raccontare e di cui andare fieri. Gli artigiani giapponesi, con la tecnica del kintsugi si basano sull’accettazione della rinnovata forma, in un continuo processo che porta al nuovo, creando sempre un nuovo e imperfetto risultato .
πΌ πππππππππ π ππ πππ ππππππ πβπ π’ππππππππππππ πππ ππ ππ π‘π, ππ’ππβπ’ π π π ππ πππππ‘π ππ ππππππππππ
Okuka Tenshin ” ππ ππππππππ ππππππ ππππππ πππππ ππππ π π πππ ππππππ πππ ππ πππππππ πππππ ππππππππππ π’ππππππππππ” perchΓ© vitale Γ¨ l’atto del compiere non l’atto compiuto. E’ nel continuo divenire degli “e” e non degli “o” che si nasconde l’infinita impermanenza.Nel vincere e perdere, prendere e lasciare, nascere e morire, si scopre che la bellezza Γ¨ un processo continuo: come la felicitΓ .
ππͺπ€π©π¦ππ’ ππͺπ΅π’ππͺππ¦π³π€π°π³π΄πͺ ππ·π°ππΆπ΅πͺπ·πͺππͺπ―π₯π§πΆππ―π¦π΄π΄ ππ°πΆπ―π΄π¦ππ°π³& ππͺπ§π¦ ππ°π’π€π©
πΉππππππππππ πΊπππππ π ππ π½πππππ
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