Inferno canto 2 – secondo passo verso la consapevolezza – facciamoci coraggio
Presa consapevolezza della sua, e quindi della nostra, situazione, ecco che Dante dedica un intero canto a farsi e farci coraggio.
“Io sol uno”. Dante è da solo davanti a una decisione importante che può cambiare la sua vita e quella del mondo intero. Quante volte ci troviamo davanti a una scelta genere? Io? Solo io ? Proprio io? Perché proprio io?
In questo “io sol uno” non c’è l’umiltà ma la vigliaccheria di Dante e di tutti noi. Il poeta fa anche riferimenti alti ai famosi viaggi nell’Aldilà compiuti da Enea e da San Paolo e quindi trova forzato il paragone con se stesso: capisco loro, erano Enea e San Paolo ma io, perchè devo affrontare questo viaggio?
Che cosa è l’umiltà? Non è denigrarsi, sminuirsi: all’opposto essere umili vuol dire avere una grande stima per ciò che Dio fa attraverso noi. Nel suo testo, il prof. Franco Nembrini , cita anche un suo amico Parroco che spesso, a questo proposito, citava il brano della Bibbia in cui Sansone, disarmato davanti ai Filistei, si guarda in giro, trova una mascella d’asino e armato di quest’osso sbaraglia l’esercito nemico (Gdc 15, 14-16) e conclude: “Se Dio ha fatto miracoli con una mascella d’asino, che cosa farà con un asino intero come me?”.
Virgilio, la guida, rimprovera Dante di vigliaccheria “l’anima tua è di viltade offesa” e l’Alighieri incassa e mette nero su bianco, scrivendolo a tutti noi, la sua paura: quindi può partire perchè il suo viaggio, come gli dirà ora Virgilio, è “voluto da qualcun’altra”.
Scopriamo quindi che è Beatrice in persona, che era in Paradiso, a lasciare tutto per andare ad aiutare chi la amava, il suo amato. “Beatrice contemplando il Creatore non si dimentica del Creato. Al contrario: proprio perché è immersa nella contemplazione di Dio, proprio perché vede la vita nella sua verità, Beatrice è tutta tesa a che anche gli altri ne possano godere. E non gli altri in generale ma coloro che si è amato in vita. Che immagine straordinaria questa ragazza che lascia il suo posto in Paradiso per andare a salvare Dante: che amore è quello di una donna che per riprendersi il suo uomo è disposta a scendere fino all’inferno? Che amore è quello di un insegnante, di un educatore, disposto a condividere con i suoi alunni la loro vita problematica per accompagnarli ad una esistenza più bella?” (F. Nembrini).
Impariamo a memoria e ricordiamoci sempre che la Divina Commedia parla e spiega la nostra vita, quella che stai vivendo tu ora, amico lettore.
Quindi un intero canto dedicato a farci coraggio, tutto speso per dire che non possiamo appellarci al fatto che non siamo capaci, che siamo fragili, che tocca qualcun altro, che speriamo che intervenga il vicino di casa e non noi. No. Il cielo si muove per te (per me) vuol dire quindi che sei degno di cose grandi. Anche se fossi stato al mondo solo tu, Gesù sarebbe nato, morto e risorto per te: è questo quello che Dante impara qui. E se è così come possiamo non sentirci degni di assumerci le nostre responsabilità?
Quindi partiamo assieme a Dante perchè nulla dobbiamo più temere anzi: “temer si dee di sole quelle cose – c’hanno potenza di fare altrui male – de l’altre no, chè non son paurose”
Bibliografia: Dante Alighieri – Inferno – Commentato da Franco Nembrini – Illustrato da Gabriele Dell’Otto – prefazione di Alessandro D’Avenia – Edizioni Mondadori