Non basta dire no alla violenza, occorre lavorare sodo per la Pace
A POSILLIPO – Una scena agghiacciante, al di là delle conseguenze. Usciamo, arrancando, da due anni di pandemia, la guerra in Ucraina ci angoscia. Non sappiamo cosa fare, chi implorare, dove bussare; esperti e opinionisti, italiani e stranieri, hanno già da tempo espresso il loro pensiero. Per adesso gli italiani possono ritenersi fortunati, il conflitto si consuma lontano dalle loro case. Si può anche fingere di essere tranquilli e tentare di menare vita normale. La primavera, d’altronde, è scoppiata in tutta la sua bellezza. Fa caldo. Napoli, scaldata dal sole, è più accattivante che mai. Il Giro d’Italia, poi, ha provveduto a darle un ulteriore tocco di notorietà.
Accade a Posillipo. Nello spicchio di mare che bagna la zona, tanta gente è scesa in cerca di refrigerio. Insieme agli adulti, tanti bambini si divertono sulla spiaggia. Si ritorna a sperare, a desiderare la normalità. Si può stare insieme, giocare, tuffarsi, nuotare, ridere. Mangiare un panino e bere una tazza di caffè. E invece, no. Sembra quasi che certa gente non sappia vivere senza farsi male. Nel vangelo, domenica scorsa, Gesù ci comandava di amarci gli uni gli altri. L’unica cosa veramente sensata da fare è amarsi, o, almeno, rispettarsi. Problemi ce ne sono, ce ne sono stati e sempre ci saranno. I temperamenti, le personalità sono diversi, non tutti hanno ricevuto la stessa educazione, non tutti hanno la stessa sensibilità. Occorre mettere in conto, nel momento in cui si sta insieme a degli sconosciuti, che qualcuno potrebbe superare le barriere della buona educazione, esagerare, andare oltre. La prima cosa da fare, in casi del genere, è rendersi conto della situazione, capire con chi hai a che fare. Ed evitare di arrivare al peggio. Meglio una parola in meno, un sorriso, un far finta di non capire un’ offesa che pure ti era stata fatta, che impelagarsi in una questione antipatica non sapendo come andrà a finire.
Sulla spiaggia di Posillipo scoppia una lite. I motivi non li conosciamo e nemmeno ci interessano, in fondo sono sempre gli stessi. Qualcuno alza la voce, le parole si fanno pesanti. Vengono gridate con il preciso scopo di fare male. Dalle offese ai fatti il passo è breve. Ecco allora che un uomo afferra un pesante casco da motociclista e, vestito di tutto punto, come un forsennato, entra in acqua e colpisce il nemico tentando di affogarlo. Gli astanti gridano. Non tutte le urla sono di nobile paura, alcune sono di bieco incitamento. I bambini, sgomenti, assistono allo scempio. La giornata di festa che avevano programmato si sta trasformando in una tragedia. Una scena che fa gridare allo scandalo, alla vergogna. I luoghi comuni si sprecano, le frasi belle e fatte ritornano. Accade a Napoli? Allora vuol dire, eccetera.
Eppure, tutti sanno che non è vero, che la violenza non tiene conto dei confini geografici e nemmeno delle situazioni economiche e professionali. Sembra proprio che se ne stia assopita, come in una sorta di letargo, per scattare fuori alla prima occasione. Accade a Napoli come a Milano, Torino, Cosenza. Accade tra i ragazzi delle baby gang, che terrorizzano i piccoli, i più fragili, gli anziani. Accade – purtroppo – tra gli adulti sui quali incombe il dovere e la responsabilità di essere di esempio ai figli. Brutta e orripilante scena quella accaduta a Posillipo quasi in contemporanea del raccapricciante accoltellamento di due ragazzini a Marechiaro, che versano in gravi condizioni.
Non basta dire no alla violenza. Occorre lavorare sodo, a tutti i livelli, per una vera cultura della convivialità e della pace. Ma occorre anche mettere in conto d’ incorrere in situazioni scabrose, non volute, non cercate; di incontrare gente che si impressiona per uno sguardo, una parola male interpretata, un gesto del tutto innocuo. È allora che bisogna armarsi di pazienza, intelligenza, buona volontà per evitare il peggio e prendere le distanze da persone problematiche e attaccabrighe. Soprattutto quando ci sono i bambini. Non importa se nostri o figli di estranei. Impariamo a vivere in pace. Impariamo a comportarci senza creare danni a noi stessi, alla città che amiamo, agli altri.
Maurizio Patriciello.