Annunciazione: Commento artistico-spirituale al Vangelo. “Il Sì di Maria” di don T. Tironi
A Firenze e a Pisa fino al 1749, il capodanno coincideva con il 25 marzo, mentre nel resto d’Italia, dal 1582 era in vigore il calendario gregoriano: inizio d’anno 1° gennaio. Ancor oggi nelle due città il capodanno del 25 marzo è una delle festività ufficiali. A Firenze il corteo storico si conclude alla Basilica dell’Annunziata, fondata (1250) da i Servi di Maria, dove si trova il simbolo della festa, l’affresco dell’Annunciazione. A Pisa, da una finestra della navata centrale del duomo (1118) dedicato all’Assunta, al mezzogiorno d’ogni 25 marzo un raggio di sole illumina, al lato opposto, una mensola, sorretta da un uovo di marmo, posta sul pilastro vicino all’ambone di Giovanni Pisano. Un corteo storico e una cerimonia religiosa salutano il «nuovo» anno.
Con il termine «Annunciazione» si esprime l’incontro narrato dall’evangelista Luca (1,26-38): il messaggero di Dio porta a una ragazza abitante a Nazareth, l’annuncio: «concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù». L’annuncio dell’arcangelo Gabriele a Maria è stato da subito ritenuto il centro della storia della salvezza e quindi l’inizio dei tempi nuovi: la nuova alleanza tra Dio e l’uomo. Per questo motivo Firenze, Pisa e altre città europee celebravano il Capodanno nella festa che ricorda l’Incarnazione di Gesù il 25 marzo, nove mesi prima del Natale.
Nel 1932 il Consiglio degli Istituti ospedalieri milanesi decide di avere un’insegna ufficiale dell’Ospedale Maggiore e incarica il quarantunenne Giò Ponti di studiarne la realizzazione. Il famoso architetto, già affermato professionista, – fondatore della rivista Domus (1928) e disegnatore di interni di transatlantici, scenografie teatrali, complementi d’arredo – accetta con entusiasmo l’incarico e crea un capolavoro. Progetta infatti un gonfalone di grandi dimensioni dove sul lato anteriore è raffigurata l’Annunciazione mentre sul retro sono presenti una colomba con il motto «Charitas» (stemma dell’ospedale) e gli stemmi delle Opere pie amministrate e dei principali benefattori. Il gonfalone ora godibile in una teca nell’atrio del palazzo amministrativo dell’Ospedale, mostra la bellezza del mistero dell’Incarnazione realizzato con un raffinatissimo ricamo in oro e argento su seta eseguito dalla ditta Fratelli Bertarelli perché – affermò Ponti – l’«inconsistenza di materia della pittura la rende troppo inferiore ai valori del ricamo». Pensosa e compresa, con le mani giunte sul petto, Maria risponde a Gabriele che con la destra mostra il giglio, figura dell’innocenza verginale e con la sinistra indica, in alto, la colomba, simbolo dello Spirito da cui s’inizia un raggio diretto alla giovane. «Avvenga per me secondo la tua parola»: è la piena disponibilità a diventare la madre del Salvatore. Che quest’opera ci aiuti a fare nostro quanto nell’ultimo (1799) dei suoi «Canti spirituali» Novalis confidava: «In mille immagini, Maria, ti vedo / amabilmente ritratta / Ma nessuna di esse può fissarti / come ti vede la mia anima».