Pensaci Bene!
Dio nostro Padre, che hai inviato nel mondo la Parola di verità, risana i nostri cuori divisi, perché dalla nostra bocca non escano parole malvagie ma parole di carità e di sapienza. Dalla bocca esteriore si rileva la bocca interiore, quella del nostro cuore. Le parole sono espressione della pienezza o del vuoto interiore.
Le espressioni verbali, specialmente quelle non meditate a lungo, ma spontanee sono indice di discernimento: Ben Sira nella prima lettura ascoltata dice nel capitolo 27 del suo libro:
Il frutto dimostra come è coltivato l’albero,
così la parola rivela i pensieri del cuore.
Non lodare nessuno prima che abbia parlato,
poiché questa è la prova degli uomini.
Le parole vengono dai pensieri, e i pensieri vengono dalla sede centrale e unificatrice di tutta la nostra persona. Qui c’è il messaggio centrale e profondo di questa VIII Domenica del tempo ordinario: la mente e il cuore siano uniti nel bene; che possiamo, mutuando le parole di Nanni Moretti espresse in un suo film “parlare bene, pensare bene, vivere bene” (nel film il regista diceva che chi parla male è perché pensa e vive negativamente). Le parole, come i frutti di un albero, non sono indifferenti nei confronti dell’ambiente dove vi sono interlocutori. Nel Vangelo si parla di frutti buoni da mangiare e di spine nocive. Sono appunto le nostre parole buone a nutrire il cuore di altri di pace e gioia, edificazione, incoraggiamento, misericordia, speranza e bellezza. E altrettanto sono le nostre parole cattive a ferire e a colpire i fratelli e sorelle con pensieri che rimandano al giudizio, allo scoraggiamento, all’insulto e alla violenza verbale, alla disperazione, all’accusa e al mal di vivere, espressione della bruttezza di cuore.
Invochiamo lo Spirito del Signore perché “restiamo saldi e fermi” nel terreno della bontà. San Paolo nella seconda lettura ci esorta a non abbandonare la fatica del lavorio interiore: discernere i pensieri malvagi da quelli buoni è un impegno quotidiano, mai scontato, mai terminato. Un cuore che trova non in se stesso ma nel Vangelo e in Gesù Cristo il vero tesoro sa
custodire se stesso dalle tentazioni e
difendersi da ogni tentativo di divisione dell’anima,
trattenere le parole amare e nocive
e profondere parole di pace, che si trasformano – quando sono autentiche –
in gesti concreti di umanità,
segno di un cuore che ama, spera, lotta, vibra e costruisce instancabilmente.
Al tempo stesso l’uso delle parole, anche quelle più belle, dolci e buone non devono essere disgiunte dalla semplicità di cuore, affinché non siano motivo di orgoglio ma strumento di vera pace; San Francesco ammaestrava i frati preti e predicatori così: “Datevi con gioia alla preghiera, mostrandovi modesti e umili” (FF 1625, Leggenda perugina). Amen.
don Domenico Savio Pierro – Assisi, 28 febbraio 2022 – Pro Civitate Christiana – Cittadella