IL SANTONE #lepiùbellefrasidiOscio, la nuova serie tv Rai con Neri Marcorè
È stato appena presentato alla stampa “IL SANTONE #lepiùbellefrasidiOscio”, una produzione Stand by me in collaborazione con Rai Fiction, con Neri Marcorè, Carlotta Natoli, Rossella Brescia. Prodotta da Simona Ercolani, con soggetti e sceneggiature di Tommaso Capolicchio, Giulio Carrieri, Simona Ercolani, Filippo Gentili, Giulia Gianni, Laura Grimaldi, Federico Palmaroli, Vanessa Picciarelli, Pietro Seghetti. Regia di Laura Muscardin.
Si tratta di una serie tv in dieci episodi da 25’ l’uno, in esclusiva su Raiplay dal 25 febbraio 2022.
Il protagonista è Neri Marcorè, che interpreta Enzo Baroni; al suo fianco, Carlotta Natoli, nella parte di Teresa, e Rossella Brescia, che interpreta Jacqueline. Poi, troviamo Beatrice De Mei, Claudio Segaluscio, Guia Jelo, Alessio Sakara, Chiara Bassermann, Fabrizio Giannini, Davide Devenuto, Alessandro Bertoncini, Alessandro Ricevi e Maurizio Repetto.
Dai social alla tv, Neri Marcorè è “IL SANTONE #lepiùbellefrasidioscio” (non si poteva denominare ‘osho’, così come lo conosciamo, per evidenti questioni di diritti d’autore), serie comedy ispirata allo straordinario fenomeno social creato da Federico Palmaroli, l’inventore proprio di Osho.
Neri Marcorè veste i panni di Enzo Baroni, un antennista di Centocelle che scompare improvvisamente. Quando torna, diversi mesi dopo, perfino la moglie Teresa (Carlotta Natoli) fatica a riconoscerlo: indossa un mundu indiano, ha la barba lunga e l’aria serafica di un santone. Nessuno sa dove sia stato né lui lo spiega e forse lo ignora. Ma, ora che ha questo aspetto, gli abitanti del quartiere sembrano ascoltarlo, anzi pendono tutti dalle sue labbra: le vecchie frasi di saggezza popolare romana che Enzo pronunciava da una vita ora appaiono come massime di acuta profondità. Queste e una fortuita serie di coincidenze trasformano l’antennista prima in un guru di quartiere, poi di tutta Roma. La vicenda attira l’attenzione di Jacqueline (Rossella Brescia), agente televisiva che fiuta l’affare e vorrebbe far diventare Enzo una star. In poco tempo l’antennista diventa per tutti “il Santone di Centocelle”, detto Oscio.
La serie, tra comicità e gag esilaranti, lascia intravedere una satira graffiante della società contemporanea e del suo bisogno di punti di riferimento e miti a qualsiasi costo, per quanto superficiali e volubili. La parabola dell’antennista di Centocelle diventato all’improvviso guru grazie al tam tam sui social è anche un’amara riflessione sui lati oscuri della popolarità e sulla potenza della viralità.
Riteniamo che non si ‘spoileri’ assolutamente nulla nel raccontarvi la sinossi molto breve di ciascun episodio, perché – noi che abbiamo potuto vederli grazie all’Ufficio Stampa di RAI Fiction – non si tratta di “come va a finire”, ma c’è veramente tanto, tanto, da divertirsi.
EPISODIO 1 – Quando Enzo torna dopo essere scomparso per mesi, non è più lo stesso stressato padre di famiglia di prima: indossa un mundu e ha la pace mentale di un santone indiano. La sua nuova veste attira la curiosità di tutto il quartiere, peccato che lui non ricordi assolutamente niente di cosa gli sia successo.
EPISODIO 2 – Enzo è diventato virale per via di un video in cui sconfigge il criminale di quartiere con la sola calma serafica. Attira così l’attenzione di Jacqueline, sedicente agente televisiva che vorrebbe farlo diventare una star. Peccato che sua moglie non si fidi e invece voglia che Enzo riprenda la vita di prima.
EPISODIO 3 – Jacqueline riesce a inserire Enzo come ospite di una trasmissione televisiva sulle vicine elezioni. Mentre il santone di Centocelle si gioca lì la sua partita per la popolarità, tutto il quartiere vorrebbe invece che portasse alla luce i problemi di Centocelle… solo che ognuno ha un’idea diversa di quali siano.
EPISODIO 4 – È arrivato il momento di occuparsi anche della famiglia: Enzo e Teresa sono preoccupati per la loro figlia Novella, che frequenta uno spacciatore. Nel frattempo Jacqueline cerca di truffare una personalità dello spettacolo per fare una diretta con il suo rappresentato.
EPISODIO 5 – Enzo è così popolare che viene girato un documentario sulla sua quotidianità. Ma se Jacqueline aveva un piano in mente su cosa mostrare alla telecamera, Enzo si imbarca in una missione completamente diversa: aiutare l’anziana portiera del suo palazzo a trovare una torta particolare.
EPISODIO 6 – Dopo una cocente umiliazione, Pietro, caro amico di Enzo, non si presenta più al bar, così il santone va a casa sua per scoprire cosa sia successo. Nel frattempo Novella si ritrova a dover fare la spacciatrice per coprire il suo ragazzo che, contagiato da Enzo, rifiuta di continuare il lavoro.
EPISODIO 7 – Jacqueline organizza una grande festa di compleanno per Enzo, durante la quale ha intenzione di fargli incontrare i candidati a sindaco che scalpitano per avere il suo appoggio. Ma conquistare l‘innocente santone non sarà facile.
EPISODIO 8 – Enzo deve fare il discorso in cui annunciare quale candidato appoggerà alle elezioni comunali. Ma l’Oscio di Centocelle è distratto dal senso di colpa: sta iniziando a ricordare cosa ha fatto nel tempo in cui è scomparso e le cose non tornano.
EPISODIO 9 – Enzo ha bisogno di risposte e cerca di ripercorrere i suoi frastagliati ricordi per risalire a dove sia stato durante mesi della sua scomparsa. Nel frattempo, la polizia inizia a cercarlo con un’accusa di appropriazione indebita.
EPISODIO 10 – Enzo deve tornare a Centocelle prima che nel quartiere scoppi una rivolta. La polizia però lo cerca ovunque, ormai il suo è un caso di grande interesse.
Chiudiamo con le dichiarazioni rilasciate dalla regista, Laura Muscardin: “Libertà e divertimento: questo ha significato per me girare ‘Il Santone’.
La storia di Enzo, un antennista cinquantenne che scompare e che quando ricompare è diventato un santone di periferia, un ‘Oscio de noantri’, è la storia di qualcuno che ha trovato ‘qualcosa’ e che non ha più paura di essere quello che sente di essere e di dire e di fare quello che ha voglia di fare. Dopo avere conquistato una certa notorietà, Enzo, ormai Oscio, viene catapultato nel suo primo dibattito pubblico. Per il suo debutto come opinionista, gli viene fornita una scaletta di punti: povero, periferia, India. Questo schema – che ovviamente Oscio non rispetterà – riassume, per certi versi, le caratteristiche della serie. ‘Il Santone’ è ambientata a Centocelle, popolosa periferia di Roma, e il mondo di Oscio è una periferia in tutti sensi: culturale ed economica. Una periferia povera nell’accezione più nobile del termine, perché la povertà, come dice Enzo, è qualcosa che ti capita. L’India, da cui sicuramente arriva il vestito che Enzo indossa senza sapere bene il perché, è un’India che il protagonista si è ritrovata addosso e che, oltre alla ricetta del pollo al curry, sembra avergli insegnato la calma e la compassione proprie di una tradizione antica. Continuando ad indossare il mundu e il suo IO rinnovato, Enzo deve riconquistare la famiglia che ha abbandonato e capire cosa gli sia successo, mentre diventa il punto di riferimento della comunità intorno a lui. Il mondo di Oscio è i suoi protagonisti: umani, lontani dal successo, dai soldi, dal glamour. Oziosi, goffi, impacciati, mai disperati, con un senso forte di appartenenza al quartiere.
Enzo si aggira tra di loro illuminando piccoli spazi di comprensione e mettendo al primo posto l’amicizia e l’attenzione agli altri. Ci siamo divertiti a raccontare dei personaggi di commedia in cui alcuni stereotipi sono rovesciati: i violenti picchiatori sono cardiopatici e insicuri, gli spacciatori soffrono di attacchi di panico, gli immigrati danno asilo agli italiani, i bellocci non seducono, l’amore sboccia in modo improbabile e la gastrite è sempre dietro l’angolo a ricordarci che il corpo ci parla. Raccontare in commedia l’ascesa di Enzo/Oscio che diventa un fenomeno social senza curarsene, senza nemmeno conoscere la definizione di follower, ci ha permesso di parlare, in un mondo governato dai dati, in modo libero, in modo piccolo, periferico appunto. Dare corpo al fenomeno social creato da Federico Palmaroli, @lepiùbellefrasidiosho, è stato un esercizio teso a mantenere lo spunto iniziale di satira sociale e, allo stesso tempo, a raccontare in modo gentile e affettuoso i tanti personaggi della storia e gli abitanti stessi di Centocelle che sono stati coinvolti a farne parte. I riferimenti al linguaggio dei film anni ‘70, al tono divertito e imperfetto di quegli anni, è sembrato lo stile naturale per la serie. Tanto che anche nella realtà del set, nei momenti più complicati e tesi delle riprese, c’era sempre qualcuno che ricordava agli altri che dovevamo stare tranquilli perché… Aho’, stamo a ffa’ Oscio!”.