Vostro Onore – la nuova fiction di Rai1
Ieri mattina si è tenuta la conferenza stampa, preceduta dalla visione online del prodotto, della nuova fiction di Rai1 del lunedì, che va a sostituire la seconda stagione di “Màkari”, appena terminata con un crescendo di ascolti. Si tratta di VOSTRO ONORE, con Stefano Accorsi, adattamento dalla serie israeliana “Kvodo” (Yes Studios), per la regia di Alessandro Casale, una coproduzione RAI FICTION – INDIANA PRODUCTION, in quattro prime serate a partire da lunedì 28 febbraio.
Il cast artistico comprende Stefano Accorsi, Barbara Ronchi, Francesco Colella, Matteo Oscar Giuggioli, Camilla Semino Favro, Gabriele Falsetta, Betti Pedrazzi, Leonardo Capuano, Francesca Cavallin, Isabella Mottinelli, Pauline Fanton, Francesco Buttironi, Riccardo Vicardi, Roberto Oliveri, Simon Rizzoni, Francesca Beggio, Cristina Pasino, Jacopo Maria Bicocchi e – senza bisogno di presentazioni – Remo Girone.
Per quanto concerne il cast tecnico, la regia – come già detto – è di Alessandro Casale; soggetto di serie di Donatella Diamanti, che ha firmato i singoli soggetti e le sceneggiature insieme con Mario Cristiani, Gianluca Gloria, Laura Grimaldi e Paolo Piccirillo, basandosi sulla serie originale israeliana “Your Honor”, prodotta da Yes TV e Koda Communications, creata da Ron Ninio e Shlomo Mashiach, licenziata da SquareOne Productions. Poi, direttore della fotografia Simone Mogliè; scenografia di Maurizio Zecchin; costumi di Olivia Bellini; montaggio curato da Valentina Girodo; musiche di Corrado Carosio e Pierangelo Fornaro, per Edizioni Musicali RAI COM; direttore di produzione Raffaella Cassano.
“Vostro Onore” è la storia del conflitto morale, drammatico e assoluto, di un uomo che deve scegliere tra la fedeltà ai principi etici di giustizia sui quali ha modellato la sua vita personale e professionale, diventando un esempio di rettitudine e affidabilità, e l’istinto più ancestrale di difesa degli affetti più cari, in pericolo d’essere annientati.
Vittorio Pagani è un giudice milanese, conosciuto e rispettato per la sua integrità, in corsa per la carica di Presidente del Tribunale di Milano. La recente scomparsa della moglie ha segnato dolorosamente la sua vita e complicato il già difficile rapporto con suo figlio Matteo. Ma quando quest’ultimo investe con la macchina il giovane esponente di una famiglia criminale, i Silva, Vittorio si trova costretto a fare una scelta. I Silva sono una vecchia conoscenza del giudice: è stato lui infatti, quando era PM, a smantellarne l’organizzazione, arrestandone il capoclan. Quindi sa bene che, se scoprissero chi è che ha causato l’incidente, i Silva non esiterebbero un solo istante a vendicarsi, uccidendo Matteo. Per questo lo stimato giudice si avvia a infrangere quella Legge della quale è stato da sempre integerrimo paladino. Preso dal panico, denuncia all’Ispettrice Vichi il furto dell’auto incriminata e coinvolge l’amico ispettore della DIA Salvatore Berto, per farla risultare rubata. Salvatore, in debito d’onore con Vittorio, non si tira indietro e chiede a sua volta aiuto al giovane cugino della moglie, Nino Grava che, poco dopo, viene però fermato a bordo della vettura e arrestato. Vittorio fa in modo che ad assumersi la difesa di Nino venga scelta Ludovica, una promettente ex-tirocinante, per la quale prova un sentimento sincero ma represso, a causa della sua delicata situazione professionale ed emotiva. In commissariato le indagini vedono spuntare anche il nome del boss mafioso Filippo Grava, imparentato con Nino e fratello di Maddalena, la moglie di Salvatore. Matteo, intanto, seguendo le indicazioni del padre, cerca di comportarsi normalmente, anche se è tormentato dall’ansia e dai frequenti attacchi d’asma. Con l’intento di non coinvolgere le persone a lui vicine, diventa scontroso e prende le distanze dalla nonna Anita, che lo aveva accolto in casa dopo la morte della madre, dalla fidanzata Chiara, e da Dario, il suo migliore amico. Stringe invece un rapporto sempre più stretto con Camilla, appena arrivata a Milano e nella sua scuola, con la quale si sente a suo agio. Ma la ragazza è la figlia del nuovo dirigente del commissariato, Paolo Danti, che guida le indagini sull’incidente. Da qui la situazione per Vittorio e per il figlio si fa sempre più compromettente: le scelte del giudice provocano una reazione a catena che finisce per travolgere anche le altre persone coinvolte. In una vera e propria discesa negli inferi, Vittorio deve fare i conti con le conseguenze delle proprie azioni, nel costante e disperato tentativo di proteggere la vita di Matteo.
Il personaggio principale è – come anticipato – quello di Vittorio Pagani, interpretato da Accorsi. Si tratta di un giudice, ex pubblico ministero, una figura importante e rispettata del Tribunale di Milano, tanto da essere il favorito per la carica di nuovo Presidente. Fino all’incidente da cui prende le mosse la serie viene considerato da tutti un esempio di integrità, ma la discesa agli inferi per proteggere il figlio fa emergere il suo lato più oscuro: un Vittorio sconosciuto, impostore e opportunista. Il suicidio della moglie provoca in lui un enorme senso di colpa, dovuto alla dedizione totale che ha sempre rivolto alla sua professione, a scapito della famiglia. Ha un rapporto molto stretto con la sua ex tirocinante, Ludovica, ma la possibilità che il loro legame sentimentale si concretizzi è ostacolato dalla sua situazione professionale ed emotiva.
Al fine di non ‘spoilerare’ (terribile, ma ormai molto usuale, neologismo) la serie, ci limitiamo a raccontare la sinossi della prima serata, contenente i primi due episodi.
Episodio 1.
Alla guida della macchina della madre, Matteo Pagani urta una moto e abbandona il luogo dell’incidente senza prestare soccorso al motociclista che giace esanime in una pozza di sangue. Sul punto di denunciare il figlio, Vittorio Pagani scopre dall’ispettrice Sara Vichi che la vittima dell’incidente è Diego Silva, membro di un clan criminale, e decide perciò d’inscenare il furto della macchina, con l’aiuto dell’amico Salvatore Berto, ispettore della DIA. Questi a sua volta coinvolge il giovane cugino della moglie, Nino Grava, che viene accusato del furto. Vittorio fa in modo che Ludovica, la sua ex tirocinante, assuma la difesa di Nino. Intanto i Silva gridano vendetta: vogliono sapere chi ha investito Diego.
Episodio 2.
Vittorio paga le spese legali di Nino, con la mediazione di Salvatore. Matteo prova a comportarsi in modo naturale nel giorno del compleanno della fidanzata Chiara. Nelle indagini sull’incidente spunta il nome di Filippo Grava, boss mafioso imparentato con Nino e fratello di Maddalena, la moglie di Salvatore. Vittorio scopre che Matteo si sta legando a Camilla Danti, figlia del nuovo dirigente del commissariato, a capo delle indagini che riguardano l’incidente. Spaventato per l’aggravarsi della sua situazione giudiziaria, Nino decide di chiamare Ludovica per comunicarle una decisione importante.
In conclusione, le dichiarazioni del regista, Alessandro Casale: “Affrontare l’adattamento italiano della serie originale israeliana ‘Kvodo’ è stata una sfida entusiasmante e impegnativa, supportata dall’eccellente lavoro degli sceneggiatori. Loro il merito di aver trasposto sul territorio italiano una drammaturgia aderente alla realtà di una nazione come Israele, fortemente influenzata da un conflitto geopolitico e religioso pluridecennale. Durante le riprese mi sono concentrato, innanzitutto, sull’approfondimento dei personaggi che sono protagonisti e motore della nostra serie: il giudice Vittorio Pagani e il figlio Matteo, incarnazione del rapporto padre-figlio, archetipo della letteratura e della cinematografia di tutti i tempi. Nella grammatica del ‘legal drama’ con cui ci misuriamo, ho deciso di innestare una vicinanza non solo emotiva ma anche fisica ai protagonisti, per condurre lo spettatore ad empatizzare con le vicende straordinarie con cui si confrontano Vittorio, Matteo e gli altri personaggi della serie. Altro obiettivo che mi sono prefissato è stato quello di descrivere, al di fuori dei soliti schemi, l’interazione della criminalità organizzata con il tessuto socioeconomico di una città come Milano (teatro del racconto), senza indugiare su una rappresentazione della violenza eccessivamente spettacolarizzata, ma cercando di insinuare nello spettatore un continuo e quasi subliminale senso di pericolo. Ho scelto, quindi, un linguaggio di ripresa asciutto e privo di virtuosismi: in primis con lo scopo di avvicinare gli spettatori alle vicende del protagonista (Stefano Accorsi) nella maniera più realistica possibile; in secondo luogo, per trascinarli in un vortice emotivo che stimolasse numerosi e inquietanti interrogativi sul confine tra il bene e il male, tra la giustizia e la violazione delle norme per necessità. Ma prima ancora di tutto ciò, ho introiettato le emozioni di un “uomo di legge” che è costretto a porsi una domanda inesorabile: cosa si è disposti a fare per proteggere un figlio dalla violenza cieca della vendetta?”.
Franco Baccarini