Giornata del malato: anche quando non è possibile guarire è sempre possibile curare e consolare
La trentesima Giornata mondiale del malato, istituita da san Giovanni Paolo II, si terrà l’11 febbraio e il suo tema è “«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36). Porsi accanto a chi soffre in un cammino di carità”. L’obiettivo della ricorrenza è volgere lo sguardo a Dio «ricco di misericordia» (Ef 2,4), il quale guarda sempre i suoi figli con amore. Nel messaggio scritto in occasione della celebrazione, Papa Francesco dice che il testimone sommo di questa cura verso i malati è Gesù, che nella sua vita ne ha incontrati e guariti molti, tanto da mettere la guarigione al centro della sua missione e dell’annuncio degli apostoli. Ma perché questa importanza?
«Quando una persona sperimenta nella propria carne fragilità e sofferenza a causa della malattia, anche il suo cuore si appesantisce, la paura cresce, gli interrogativi si moltiplicano, la domanda di senso per tutto quello che succede si fa più urgente. Come non ricordare, a questo proposito, i numerosi ammalati che, durante questo tempo di pandemia, hanno vissuto nella solitudine di un reparto di terapia intensiva l’ultimo tratto della loro esistenza, certamente curati da generosi operatori sanitari, ma lontani dagli affetti più cari e dalle persone più importanti della loro vita terrena? Ecco, allora, l’importanza di avere accanto dei testimoni della carità di Dio che, sull’esempio di Gesù, misericordia del Padre, versino sulle ferite dei malati l’olio della consolazione e il vino della speranza.»
L’invito di Gesù a essere misericordiosi come il Signore è particolarmente significativo per gli operatori sanitari, dai medici agli infermieri fino ai tecnici e ai volontari. Per il pontefice, il loro servizio accanto ai malati trascende i limiti della professione per farsi missione dove si tocca la carne sofferente di Cristo. Le innovazioni della scienza medica sono di grande aiuto in questo lavoro, ma non bisogna dimenticare la singolarità di ogni malato, con la sua dignità e le sue fragilità. Egli è sempre più importante della sua malattia e vanno ascoltate la sua storia, le sue ansie, le sue paure. Anche quando non è possibile guarire, è comunque possibile curare, consolare e far sentire una vicinanza che mostri interesse verso la persona prima che la sua patologia. Il Papa, per questo, dice:
«Vorrei ricordare che la vicinanza agli infermi e la loro cura pastorale non è compito solo di alcuni ministri specificamente dedicati; visitare gli infermi è un invito rivolto da Cristo a tutti i suoi discepoli. Quanti malati e quante persone anziane vivono a casa e aspettano una visita! Il ministero della consolazione è compito di ogni battezzato, memore della parola di Gesù: «Ero malato e mi avete visitato» (Mt 25,36).»
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