Gesù va tranquillo in tutta la sua statura in mezzo ai solchi di quelle persone come un seminatore
In un primo momento la sinagoga è rimasta incantata davanti alla predicazione di Gesù, infatti tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati!
Ma il cuore degli abitanti di Nazaret, e di ogni uomo, è un groviglio contorto, trascinato in fretta dalla meraviglia alla delusione, dallo stupore a una sorta di furore omicida. Perciò, dice il vangelo, lo spinsero sul ciglio del monte per gettarlo giù. I compaesani di Gesù si difendono da lui:
lo guardano ma non lo vedono per quello che egli è, il messia; per loro è solo il figlio di Giuseppe, uno come noi.
Odono ma non riconoscono le sue parole d’altrove: come pensare che sia lui, il figlio del falegname, l’inviato che ci fa conoscere Dio?
E poi, di quale Dio? Questo è il secondo motivo del rifiuto di Gesù, il suo messaggio dirompente, che rivela il loro errore più drammatico: si sono sbagliati su Dio.
Il loro Dio non ama, osserva una legge. Mentre il Dio che Gesù presenta viene per liberare, per servire, per condurre alla vita. I compaesani di Gesù adorano un Dio sbagliato e la loro fede sbagliata genera un istinto di morte: vogliono eliminare Gesù.
Mentre il Dio di Gesù è l’amante della vita, il loro è amico della morte. Succede anche oggi con l’ISIS, ma è già successo anche a noi cristiani. La storia è piena di uomini (pseudo) religiosi che esercitano violenza sugli altri. Il vangelo ha poi una finale a sorpresa, Gesù va tranquillo in tutta la sua statura in mezzo ai solchi di quelle persone come un seminatore, mostrando che si può ostacolare la profezia, ma non bloccarla. Che cosa dobbiamo concludere? Abbassiamo le difese davanti a Gesù. Non vuole rubarci nulla, vuole solo restituire noi a noi stessi, chiedendoci di fidarci dell’amore che Dio ha seminato in noi. Buona domenica