Nella giornata della Memoria, qualche domanda a Emanuele Fiano
Una giornata che deve renderci tutti partecipi nell’ascolto e nel racconto, lo dobbiamo alle vittime della Shoah.
Il 27 gennaio, ogni anno dal 2005, si celebra la cosiddetta “Giornata della Memoria”: questo evento ha lo scopo di mantenere viva l’attenzione su una tragedia, che ha coinvolto l’umanità intera nella Seconda Guerra Mondiale, con la persecuzione del popolo ebreo, o meglio, con il fenomeno dell’antisemitismo, quello che probabilmente prese vita da Wilhem Marr, il nazionalista tedesco che coniò appunto il termine “antisemitismo” a Berlino, nel non troppo lontano 1879. La data del 27 gennaio non è stata scelta a caso, ma unicamente perché l’analogo giorno del 1945, le truppe dell’Armata Rossa hanno liberato Auschwitz dalla dominazione di Hitler.
Da quel giorno in poi è stato un impegno di tutti, quello di testimoniare e raccontare, proprio per non dimenticare un orrore che non dovrà mai più ripetersi. Un ruolo fondamentale nella memoria lo hanno avuto i sopravvissuti, poche centinaia, a fronte di circa un milione e mezzo di vittime. Questi sopravvissuti, anche se con indubbio dolore, con dignità e senso di responsabilità hanno scelto di raccontare, riportando ai loro figli, nipoti e chiunque abbia voglia di ascoltare, tutto nei minimi dettagli. Con coraggio hanno parlato di tutte quelle atrocità che hanno subito in prima persona e che hanno visto infliggere agli altri, un resoconto così crudo che pensandoci sembra quasi paradossale. Hanno girato piazze, scuole, teatri e televisioni, proprio con l’intento di far diventare indelebile il messaggio che è importante RICORDARE, per evitare di ricadere in certe barbarie.
La cosa importante è quindi proprio quella di estendere a tutti la conoscenza, e questo è possibile solo con le testimonianze: un esempio importante è anche quello di Semi di Pace, con sede a Tarquinia, che ha deciso di dedicare uno spazio molto rappresentativo all’interno della Cittadella, inserendo un vagone di quel maledetto treno che trasportava le persone, inconsapevoli, verso la morte.
Un’altra iniziativa molto importante, portata avanti dall’Associazione, è sicuramente quella di organizzare incontri tematici con le testimonianze dei sopravvissuti o delle loro famiglie.
Un legame speciale c’è con la famiglia di Nedo Fiano, uno dei pochi sopravvissuti, infatti lui stesso più volte è stato chiamato a testimoniare presso la Cittadella e più recentemente il figlio Emanuele vi ha tenuto un’interessante presentazione del suo libro “Il profumo di mio padre”, scritto proprio in sua memoria. Nell’occasione, ho avuto l’onore di porre ad Emanuele Fiano, oggi onorevole della Repubblica, una domanda ben precisa:
-Mi scusi onorevole, prima suo padre, ora lei, avete partecipato a tantissime iniziative molto significative come questa di Semi di Pace: quando le vengono rivolte domande così personali e toccanti, che sicuramente riaccendono ricordi di drammatica intimità, e dove si trova costretto a raccontare cose che sicuramente sarebbe più facile dimenticare piuttosto che riportare, come si sente?
-Sicuramente ci sono delle occasioni, questa è una di quelle, dove sono i giovani che domandano e vogliono sapere, ed è proprio qui che sento maggiormente il dovere di rispondere e raccontare. Altre occasioni addirittura mi commuovono mettendo a nudo quella fragilità umana che emerge da ogni racconto, il quale mette a vivo ferite familiari così profonde. Quello che mi da gioia e forza, è pensare che mio padre sarebbe felice nel vedermi tramandare queste testimonianze, anche perché lui lo ha fatto migliaia di volte.
Come già detto, tutto ciò che abbiamo raccontato ha lo scopo di tenere viva la memoria, per evitare la scintilla che faccia riaccendere pensieri sbagliati.
Purtroppo però ancora oggi vediamo sempre più spesso gesti scellerati, che sembrano ricordare quell’orrenda realtà o perlomeno riallacciarsi ad essa; è proprio di questi giorni la notizia di un bambino aggredito perché ebreo.
Tutti noi abbiamo il dovere di tramandare il messaggio che i nostri predecessori hanno portato fino a noi, valorizzando la Giornata della Memoria, ognuno di noi avrà fatto qualcosa anche in memoria di tutte le vittime.
Giorgia Pusceddu