Padre Massimiliano Kolbe e quella oscura notte spirituale dell’anima
Dalla testimonianza di Giorgio Bielecki: “Fu uno shock enorme per tutto il campo. Ci rendemmo conto che qualcuno tra di noi, in quella oscura notte spirituale dell’anima, aveva innalzato la misura dell’amore fino alla vetta più alta. Uno sconosciuto, uno come tutti, torturato e privato del nome e della condizione sociale, si era prestato ad una morte orribile per salvare qualcuno che non era neanche un parente. Perciò non è vero, gridavamo, che l’umanità è gettata e calpestata nel fango, sopraffatta dagli oppressori, e schiacciata senza speranza. Migliaia di prigionieri si convinsero che il mondo continuava ad esistere e che i nostro torturatori non potevano distruggerlo. Più di un individuo cominciò a cercare questo mondo, questa verità dentro di sé, a trovarlo e a condividerlo con gli altri compagni del campo e si facevano forza per combattere il male.
Dire che P.Kolbe morì per uno di noi o per la famiglia di quella persona sarebbe riduttivo. La sua morte fu la salvezza di migliaia di vite umane. E in questo, potrei dire, sta la grandezza di quella morte. Ecco quello che provammo. E finché vivremo, noi che eravamo ad Auschwitz, piegheremo la nostra testa in memoria di quello che è accaduto, come quella volta che piegammo la testa davanti al bunker della fame. Quella fu una scossa che ci restituì l’ottimismo, che ci rigenerò e ci diede forza; rimanemmo ammutoliti dal suo gesto, che divenne per noi una potentissima esplosione di luce capace di illuminare l’oscura notte del campo”.