La parola che aumenta l’intelligenza e il cuore
Il tempo ordinario, che abbiamo iniziato con le festa del Battesimo di Gesù, non è vuoto di contenuti e non è di seconda importanza. Anzi, ogni sua domenica è la sintetica celebrazione di tutto il mistero di Cristo e il “tempo ordinario” – nella serie delle sue domeniche- approfondisce questo mistero colto nella sua globalità. E’ nel suo scorrere discreto che “accade” la salvezza. Quindi, ogni domenica, se l’uomo si lascia aperto all’irrompere dell’appello di Dio, si fa instante (kairos) messianico, si fa chiamata a corrispondere a Lui che raggiunge ciascuno nella sua storia. Ed è nella nostra storia che la risposta/sequela deve essere espressa, o meglio è il luogo favorevole ove Dio si disvela e si offre come vero senso della nostra esistenza personale e comunitaria. Infatti, le letture di questa domenica sono un’illustrazione di queste riflessioni che procedono.
La scena di Gesù che legge nella sinagoga di Nazareth dal rotolo del profeta Isaia (61, 1-2) è preparata da quella narrata nella prima lettura. Lo scriba e sacerdote Esdra, davanti all’assemblea, apre il rotolo della legge, il popolo si alza in piedi e risponde alla benedizione con un duplice “Amen”, levando le mani in cielo. Poi tutti si prostrano con la faccia a terra riconoscendo cosi la presenza del Signore, poiché scoprono e lodano Dio che parla e che fa alleanza. E il popolo si mette in un atteggiamento di ascolto/ risposta. Il passo letto e commentato da Gesù, nel Vangelo, annuncia la liberazione. La salvezza viene presentata come rovesciamento della situazione presente, e Gesù afferma chiaramente che questa salvezza / liberazione promessa da Dio è presente e operante qui, ora, nella sua persona. Si tratta di una liberazione totale, che riguarda l’uomo in tutte le sue dimensioni.
La salvezza/ liberazione dell’uomo non è totale se si limita a risolvere il solo problema della fame fisica, del pane, ma trascura la fame spirituale, degli ideali, tali la giustizia e la pace, le vere ragioni per vivere e la possibilità di “essere veramente uomini”. Cioè è una liberazione che si colloca nella linea dell’essere. La prima sovrastruttura da abbattere è l’io con le sue malattie spesso inguaribili. E’ quindi qualcosa che va conquistato e ricercato giorno per giorno. E’ un dono regalato da Cristo, a patto di riconoscerci anche noi poveri, prigionieri, ciechi, oppressi dalle catene sovente costruite con le nostre mani e a cui finiamo per abituarci. La Parola di Dio che ci viene proposta in modo particolare nella santa messa ci dispone in modo particolare a questa liberazione. Dobbiamo considerare la messa e la Parola di Dio nostra più preziosa eredità.
Don Joseph Ndoum 1ª lettura Ne 8,2-4.5-6.8-10 * dal Salmo 18 * 2ª lettura 1Cor 12,12-31 * Vangelo Lc 1,1-4; 4,14-21