Utopia o speranza per il 2022?
Ci sono solo due giorni all’anno in cui non puoi fare niente:
uno si chiama ieri, l’altro si chiama domani;
perciò oggi è il giorno giusto per amare, credere, fare
e, principalmente, vivere! (Dalai Lama)
In alcuni luoghi la notte di San Silvestro si gettano delle finestre oggetti inservibili e si brucia l’almanacco dell’anno passato. Ma appiccando il fuoco puoi incenerire le cose, non puoi incenerire un problema. Per il nuovo anno coltivo alcuni sogni.
Sogno la ripresa delle nascite dei bambini. Noi italiani in fatto di natalità abbiamo la maglia nera. Le culle vuote rendono la nostra nazione più povera di futuro ma anche più povera di bellezza e di gioia. Il vagito di un neonato è il più alto inno alla gioia, anche se qualche istante prima la madre ha sofferto e temuto di morire. Non c’è alcun fiore in nessun giardino del mondo bello come un bambino sulle ginocchia della madre. Nel cielo ci sono stelle splendenti, sul fondo dei mari perle meravigliose, ma la vera bellezza del mondo è nel sorriso dei bambini.
Sogno di vedere, vicino ad ogni ragazzo o adolescente, un padre e non solo un genitore. Se così fosse non vedremmo tanti drammi della fanciullezza e dell’adolescenza. Riassumo un simpatico racconto di Bruno Ferrero. Una giovane coppia entrò nel più bel negozio di giocattoli della città. Guardarono a lungo i giocattoli colorati allineati sugli scaffali, appesi al soffitto, in mostra sui banconi. Non riuscivano a prendere una decisione. Quando si avvicinò a loro una graziosa commessa, i due dissero: “Noi abbiamo una bambina di sei anni, ma siamo fuori casa tutto il giorno e spesso anche di sera. È una bambina che sorride poco e vorremmo comprarle qualcosa che la rendesse felice quando noi non ci siamo … qualcosa che le desse gioia anche quando è sola”.
La commessa sorrise gentilmente: “Mi dispiace, ma noi non vendiamo genitori”. Nel tempo natalizio mi ha affascinato la storia dei Magi che avevano una stella guida (come i figli che hanno la guida di un padre) e anche la storia di Giuseppe, che non era genitore ma è stato un ottimo padre. I doni dei Magi servirono più a lui che a Gesù: l’oro di una fede adamantina, l’incenso della preghiera, la mirra cioé il coraggio di affrontare sacrifici e responsabilità.
Sogno anche un lavoro per i giovani. Molti di essi lo inseguono invano. Se il lavoro stanca il non poter lavorare umilia e preclude il futuro. Accanto a questo problema cruciale penso anche a quello del capofamiglia sballottato dalle multinazionali e troppo assente dalla famiglia. Penso alle mamme commesse in negozi o supermercati, che non passano mai la Domenica con i loro figli. Penso a chi ha faticato una vita e vede la pensione lontana. Penso a chi è quasi drogato dal lavoro eccessivo: il Dalai Lama lo compassiona come uno che perde la salute per fare i soldi e poi perde i soldi per recuperare la salute. Penso infine alle troppe morti bianche, talvolta causate perché c’è più interesse al profitto e all’efficienza che non alla persona del lavoratore. Un Midrash (antico commento ebraico) dice che la Torre di Babele era diventata così alta che per raggiungere la sommità si impiegava un anno. Avveniva così che se un operaio che trasportava un mattone verso la cima cadesse per la stanchezza o lo sfinimento, tutti piangevano perché … si perdeva un mattone.
Se i miei sogni sono utopie sarò deluso al 31 Dicembre. Se non sono utopie, c’è pane per gli uomini di buona volontà. Un vecchio proverbio arabo dice: “Chi non vuol fare qualcosa … trova una scusa; chi la vuol fare … cerca un mezzo”.
Claudio Livetti