Molte povertà dei ricchi potrebbero essere curate dalla ricchezza dei poveri
«I poveri li avete sempre con voi»: è con queste parole del Vangelo di Marco (14,7) che Papa Francesco apre il suo messaggio per la quinta Giornata mondiale dei poveri, che si terrà il 14 novembre 2021. L’affermazione di Gesù avviene durante un pranzo a Betania, nella casa di un certo Simone detto il lebbroso, quando una donna entra con un vaso di alabastro pieno di profumo prezioso e lo versa sul capo di Gesù, suscitando grande stupore. Le interpretazioni che ne derivarono sono due. Da una parte, ci sono alcuni presenti, compresi i discepoli, che si indignano e pensano che l’essenza si sarebbe potuta vendere per poi donare ai poveri il ricavato, come dice esplicitamente Giuda. Dall’altra, c’è Gesù che esorta a lasciarla stare e sottolinea che ha compiuto un’azione buona verso di lui, ovvero il più povero tra i poveri perché li rappresenta tutti. Dice il pontefice:
«I poveri sono veri evangelizzatori perché sono stati i primi ad essere evangelizzati e chiamati a condividere la beatitudine del Signore e il suo Regno. I poveri di ogni condizione e ogni latitudine ci evangelizzano, perché permettono di riscoprire in modo sempre nuovo i tratti più genuini del volto del Padre. […] Gesù non solo sta dalla parte dei poveri, ma condivide con loro la stessa sorte. Questo è un forte insegnamento anche per i suoi discepoli di ogni tempo. […] I poveri non sono persone esterne alla comunità, ma fratelli e sorelle con cui condividere la sofferenza, per alleviare il loro disagio e l’emarginazione, perché venga loro restituita la dignità perduta e assicurata l’inclusione sociale necessaria.»
L’invito di convertirsi e credere nel Vangelo (Mc 1,15) consiste in primo luogo nell’aprire il nostro cuore alle molteplici espressioni di povertà e nel manifestare ciò con uno stile di vita coerente con la fede che professiamo. Diventare discepoli di Cristo implica la scelta di non accumulare tesori sulla terra, che danno l’illusione di una sicurezza in realtà effimera, e di donare la propria vita per amore. Solo così i poveri non verranno più visti come un peso intollerabile per un sistema economico che pone al centro l’interesse di alcune categorie privilegiate. Ma come dare una risposta tangibile ai milioni di poveri per restituire loro la dignità umana così spesso calpestata?
«La povertà non è frutto del destino, è conseguenza dell’egoismo. Pertanto, è decisivo dare vita a processi di sviluppo in cui si valorizzano le capacità di tutti, perché la complementarità delle competenze e la diversità dei ruoli porti a una risorsa comune di partecipazione. Ci sono molte povertà dei ricchi che potrebbero essere curate dalla ricchezza dei poveri, se solo si incontrassero e conoscessero! Nessuno è così povero da non poter donare qualcosa di sé nella reciprocità. I poveri non possono essere solo coloro che ricevono; devono essere messi nella condizione di poter dare, perché sanno bene come corrispondere.»
Papa Francesco chiarisce che non si tratta di alleggerire la nostra coscienza facendo qualche elemosina, ma di contrastare la cultura dell’indifferenza e dell’ingiustizia con cui ci si pone nei confronti dei poveri. Occorre raggiungerli a uno a uno nelle loro case, nelle residenze di assistenza, per le strade, nei centri di accoglienza e capire come si sentono, non semplicemente individuarli per censirli. Don Primo Mazzolari diceva: «i poveri si abbracciano, non si contano».