Gli scribi e la vedova. L’ostentazione che cela il vuoto interiore
La Parola di Dio di questa domenica ci parla di due povere donne: la vedova di Sarèpta, nella prima lettura (che accetta di condividere il poco che ha con uno straniero, mentre lei e suo figlio sono alle soglie della morte per fame), e, nel Vangelo, la vedova presso il tesoro del tempio (la quale, in atto di omaggio e adorazione a Dio, dà il denaro di cui aveva bisogno per vivere e riconosce così che Dio vale più della vita).
Atteggiamenti di commovente generosità, autentiche icone della misura dell’amore, per Dio e per i fratelli. La povera vedova che accoglie e dà ospitalità all’uomo di Dio si fida della sua promessa (“la farina della giara non si esaurirà”) e fa esperienza dell’efficacia della Parola di Dio che, come dice il salmo responsoriale, è fedele per sempre. Egli, infatti, ” rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati, libera i prigionieri, rialza chi è caduto, ama i giusti, protegge lo straniero, sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie degli empi”.
La serie si conclude con la proclamazione di fede: “Il Signore regna per sempre”. Dio si rivela in quest’episodio come re giusto e fedele nell’azione protettrice e liberatrice a favore dei poveri. L’elogio della povera vedova fatto da Gesù nel piazzale del tempio di Gerusalemme si pone nella stessa lunghezza d’onda dell’episodio di Elia. Egli non nasconde la propria simpatia verso la generosità di questa donna. Il motivo per cui ella è stata più munifica di tutti viene indicato da Gesù stesso: gli altri hanno dato prendendo dal loro superfluo, la vedova, invece, ha preso dalla sua privazione, dalla sua miseria, dallo stesso necessario. E’ come se avesse offerto la propria vita. Con questa sentenza sull’autentico valore religioso dell’offerta della povera donna si conclude l’insegnamento di Gesù nel tempio. Quel sacrificio silenzioso e completo, nel quale l’uomo tralascia molto concretamente tutte le sue sicurezze per abbandonarsi totalmente alla misericordia di Dio, all’evangelista risulta essere conclusione adatta dell’attività pubblica di Gesù.
L’elemosina di tanta gente ha bisogno delle trombe. In certi casi, anche oggi, non ci sarebbero offerte, se non fosse assicurata un’adeguata pubblicità.Tuttavia, bisogna sempre ricordare che nella contabilità di Gesù le cifre sono importanti non tanto per la loro consistenza, ma per la provenienza. Non è questione di quantità, ma di valore. A dare ciò che si ha, tutti siamo capaci. Dare ciò che non si ha, o togliere l’offerta da ciò che ci manca, è una caratteristica di quei “piccoli” che Gesù predilige. Perciò questa povera donna è ricordata nel Vangelo, cioè nel libro di quelli che sono grandi davanti a Dio. In definitiva, Gesù ci mette alla scuola di una donna, un’analfabeta, sì, ma che sapeva amare Dio. Dobbiamo imparare da lei la disposizione a porre gesti concreti, piccoli finché si vuole, ma importanti, perché gesti impregnati d’amore.
Don Joseph Ndoum 1ª lettura 1Re 17,10-16 *dal Salmo 145 * 2ª lettura Eb 9,24-28 * Vangelo Mc 12,38-44