Dante e Ravenna, lo splendore dei mosaici bizantini
Dante Alighieri, massimo poeta della cristia- nità, nasce a Firenze nel 1265 e muore a Ravenna nel 1321. Esule per un’ingiusta condanna politica, seguita al prevalere della fazione dei Guelfi Neri su quella dei Bianchi, il sommo Poeta trova ospitalità in diversi luoghi dell’Italia centrale e settentrionale, e da ultimo a Ravenna, accolto da Guido Novello da Polenta. La dolorosa esclusione dalla sua patria gli offre tuttavia la spinta decisiva a comporre il
suo capolavoro, la Divina Commedia, il testo più tradotto nel mondo dopo la Bibbia, nel quale l’esperienza dell’esilio diventa simbolo del “viaggio” di ogni essere umano nella storia e oltre la storia, alla ricerca della verità di sé e del proprio compimento.
A Ravenna Dante porta a termine la cantica del Paradiso, a cui gli splendidi mosaici delle chiese realizzate fra il V e il VI secolo offrono un prezioso punto di riferimento. Nei cicli musivi, ancora oggi in gran parte conservati, che ritraggono scene e personaggi del Vecchio e del Nuovo Testamento, Alighieri ritrova quel mondo fatto solo di luce e di amore che ci farà poi intravedere con le terzine del Paradiso. Immagini e parole che ci aiutano ad alzare lo sguardo alla meta a cui ciascuno di noi è chiamato nascendo.
I mosaici bizantini, intatti nei secoli, appaiono quindi a Dante come rivelazione di verità e di bellezza, fonte sicura di speranza e di alta ispirazione. Un invito al lettore ad alzare gli occhi alle “cose belle” che Dio ha creato per orientarci a lui, un’esortazione a guardare verso le “stelle”, con le quali non a caso il Poeta conclude le tre cantiche della Commedia (Inferno, Purgatorio, Paradiso): «E quindi uscimmo a riveder le stelle» (Inf. XXXIV,139), «Puro e disposto a salire a le stelle» (Purg. XXXIII,145), «L’amor che move il sole e l’altre stelle» (Par. XXXIII, 145).
Manuela Mambelli, Centro Dantesco – Ravenna