Resta vivo! (introduzione al Vangelo della Domenica)
La Buona Novella – Introduzione al Vangelo della Domenica – XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO / B – Mc 8,27-35
Resta vivo!
Conoscete la barzelletta del papà che rifiuta di comprare i coriandoli al figlioletto per Carnevale, uscendosene con questa motivazione: “tanto li butterai”? Ecco in qualche maniera l’epilogo del Vangelo di questa ventiquattresima Domenica del tempo ordinario è molto vicino a questa logica rinunciataria della vita “buttata con gratuità” (Padre Alex Zanotelli). Tenere. Conservare. Mantenere stretti. Paura di perdere. Alla fine non si vive più, si resta ingarbugliati nella trappola della non vita. Chi vuole salvare, perde se stesso, afferma perentoriamente nostro Signore.
Oggi Gesù affronta coi discepoli due questioni strettamente legate tra di loro, cosa che vale per ogni persona nella sua totalità esistenziale: la sua missione e la sua identità. In realtà stavo per anteporre l’essere all’agire. Ma per non cadere nel rischio dell’idealità teorica che poi deve sforzarsi di essere tradotta in pratica, mi piace partire dalla missione, per poi comprendere meglio chi siamo. Noi siamo missione (Papa Francesco). La nostra missione coincide con il nostro essere, ma – attenzione – non lo esaurisce. Altrimenti cadiamo nel funzionalismo e nel primato del ruolo, cosa molto pericolosa. Ma è pur vero che la missione è “il sogno di Dio per noi”, “il progetto eterno del Padre, il concepimento nel grembo della Trinità della nostra vocazione unica e irripetibile”. “Noi siamo stati creati per qualcosa per cui siamo stati creati solo noi e nessun altro” (San J. H. Newman) Ora la missione di Gesù è salvare l’uomo. Dalla morte. Dal peccato. Dalla tristezza. Dal vuoto interiore. Dall’aridità. Dall’inutilità. Dall’inferno. Dal male. Dalla divisione. Dal potere. Dall’odio.
Questo potere di Gesù di salvare non avviene per un tocco di bacchetta magica.
Costa lacrime e sangue. Chiede il prezzo della sofferenza umana di Dio fattosi uomo. Senza sofferenza non c’è crescita e non c’è vita. Attenzione! Voler soffrire è da disturbati, accettare la sofferenza è da uomini che accolgono la vita e la sanno affrontare. È scegliere di restare vivi. Voler sentire la Vita e farne un Dono.
Al Pietro che abita in me (e in te che leggi), a quel Pietro pauroso
Gesù dona lo Spirito Santo, primo dono ai credenti (Preghiera Eucaristica IV),
affinché impariamo ad accettare la vita in toto, non per remissività
ma per responsabilità di amore, per scelta vocazionale, per eccesso di dono, come atto di restituzione a Colui che per amore accettò l’obbrobrio della croce, “l’insulto e lo sputo” (F. De André, Si chiamava Gesù)
perché invece sulle nostre gote scendessero baci di grazia
e ai nostri cuori risuonassero lodi di gloria celeste.
Buona Domenica!
don Domenico Savio