Comandamenti di Dio e tradizioni dell’uomo
Gesù e i farisei hanno due modi diversi di valutare la relazione con Dio. Nel brano evangelico di questa domenica, egli propone il criterio dell’autentica relazione con Dio radicata nel cuore, il centro della personalità umana, ed Egli evidenzia la tematica dell’ accoglienza della parola di Dio come norma autorevole per la vita etico-religiosa.
Questa tematica è anticipata nella prima lettura dal Deuteronomio, dove sono riportate alcune frasi del primo discorso di Mosè. Egli invita Israele, che sta per entrare nella terra promessa, ad « ascoltare » e a « mettere in pratica » la Legge che egli trasmette in nome di Dio.
Questa legge non è soltanto un insieme di principi morali e di norme rituali, ma essa è la rivelazione della volontà di Dio,che sta alla base di una vita giusta e coerente, e che deve radicarsi nei cuori. Quando Dio parla all’uomo è soprattutto per aiutarlo a trovare un giusto cammino di vita . Seguire la sua parola è Via di saggezza e di crescita. «Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo, ma ciò che esce dall’uomo, questo contamina l’uomo… »
Queste parole di Gesù hanno origine dall’accusa mossa dai scribi e farisei ai suoi discepoli, colpevoli di mangiare senza prima esservi purificate le mani secondo i riti tradizionali. Questa reazione porta il puzzo del legalismo più gretto, di una santità esteriore, apparente. Gesù, invece, è esigente in rapporto al cuore dell’uomo, alla sfera dell’interiorità. Il legalismo è riduttivo e crea degli osservanti (che riescono ad adeguarsi alla norma),e non degli obbedienti ( capaci di onorare Dio e di arrivare al fine della Legge che è l’amore), un’osservanza legalistica diventa facilmente ipocrisia e allontana da Dio.
L’insegnamento di Gesù sulla religiosità interiore ed esteriore risulta oggi come una delle più grandi parole della storia delle religioni. Interiorizzando la vita religiosa, Gesù svela il principio decisivo della morale, l’ancoraggio dell’etica nella decisione della coscienza umana. Non le cose, ma solo le persone possono essere religiosamente pure od impure ; d’altra parte non possono essere contaminate dalle cose, ma possono solo contaminarsi da se stesse agendo in modo irreligioso. Cioè non sono le cose esterne che possono rendere l’uomo inabile alla comunione ed all’incontro con Dio, ma è il rapporto che egli stabilisce con le cose che decide della sua posizione davanti a Dio. Nel catalogo dei vizi (dodici prodotti deteriori) da Gesù, che escono dal cuore degli uomini (fornicazioni, furti, omicidi, adulteri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, diffamazione, superbia, stupidità), riesce difficile distinguere tra orazione e pensieri. Però, scopriamo ciò di cui è capace il cuore dell’ uomo. Tuttavia questa «fabbrica » può produrre anche cose belle. Non vengono elencate, perché le cose buone non possono essere classificate : ci deve sempre rimanere spazio per la novità e l’inventiva. Il peccato è vecchio e ripetitivo : non s’inventa nulla in quel campo, al massimo ci sono variazioni aggiornate. Soltanto nel bene è possibile creare qualcosa di sempre o veramente nuovo e insospettato. E’ nel bene, nel vero e nel bello che l’uomo può essere davvero creativo.
Mostraci, signore, la tua via, guidaci sul retto cammino, perché solo i puri di cuore abiteranno nella tua casa.
Don Joseph Ndoum
Deuteronomio 4,1-2.6-8 dal Salmo 14/15 Giacomo 1,17-18.21b.22.27 Vangelo Marco7,1-8.14-15.21-23