editorialigli altri siamo noiparco verde

Maria Assunta in Cielo

La parabola della sua breve vita non poteva che concludersi così. Quel figlio che aveva accolto senza riserve, che aveva portato in grembo e che amò più della sua stessa vita, tenne spalancate per lei le porte che aveva da poco attraversate. Bello. Bello e stupendamente umano. Più forte della morte è l’ amore, le grandi acque non lo possono spegnere. Maria gli era stata accanto sempre. Ne aveva condiviso gioie e dolori; sofferenze e incomprensioni; preghiera e doni dello Spirito.

Con lui aveva imparato a scrutare il cuore e a interrogare l’ anima perché in tutto fosse glorificato Iddio. Durante le ore buie della crocifissione, come una quercia è ferma sul colle a tenergli compagnia. Lungo la via dolorosa, gli cammina accanto, gli asciuga il volto coi suoi capelli, gli sussurra parole di conforto, sostiene la sua fede: « Figlio! Figlio del cuore mio, figlio che ci fai beati, figlio del Creatore Dio … Avanza, non temere, pur se non lo senti il Padre ti sta accanto … Vengo con te sul monte. La morte più non temo. Figlio che facesti il bene, che pane fosti al povero e all’assetata il bere … Appoggiati alla spalla della tua mamma bella …». Lui, il Signore della vita e della morte, non parla. Non ce la fa. Barcolla. Inciampa. Cade. Vorrebbe che andasse via, che non giungesse al Golgota. In quegli occhi limpidissimi sente di affogare.

Il dolore che avverte è al limite di ogni sopportazione, sapere che anche la sua mamma lo sta soffrendo glielo rende disumano. Lei, invece, resta. Ferma. Immobile. Con il cuore strangolato e le lacrime agli occhi. Chiama a raccolta le sue forze, tenta di apparire forte, sicura, determinata. Non va via nemmeno quando glielo metteranno in croce, quel figlio unico e immensamente amato. Momenti di strazio indicibili che nessuno potrà raccontare mai. Solo le mamme che anche ai nostri giorni hanno visto i loro figli crocifissi, decapitati, sepolti vivi possono comprendere. Fu forte fino nel momento in cui suo figlio ebbe bisogno della sua forza. Poi crollò. Cadde esausta appena dalla croce, lui, Gesù, emise l’ ultimo respiro. Nel silenzio pesante di quella sera che non avrà uguali nella storia, asciugate le lacrime, fece forza ai discepoli impauriti, avviliti, scoraggiati.

Con lei c’erano le amiche di sempre e Giovanni, il piccolino. Il tempo sembrò fermarsi quella notte. L’ intima certezza che qualcosa stava per accadere non la lasciò nemmeno un istante solo. Che cosa, però, non avrebbe saputo dire. S’ immerse nella preghiera. Muta, immobile. Sembrava essersi assopita. Suo figlio era morto. Ricordò allora le parole che l’ angelo le rivolse tanti anni prima: « E anche a te una spada trafiggerà l’ anima …». A dire il vero, non le aveva mai dimenticate anche se mai le aveva comprese appieno. Quel momento era venuto. Gemeva, soffriva, sanguinava, eppure, stranamente, si sentiva invasa da una dolcezza senza fine. Una dolcezza misteriosa e vera.

Avvertiva un soffio leggero che le accarezzava i capelli e le donava forza. Sprofondò nella contemplazione dell’ Eterno Padre e del Figlio. Di quel figlio del Padre che era anche figlio suo. Tutta la sua vita era avvolta nel mistero. In quel mistero viveva, in quel mistero riposava … E adesso? Che cosa sarebbe accaduto? Quella notte non dormì, Maria. Con gli spalancati e stanchi continuava a pregare. Poi. Successe tutto all’ improvviso. C’era scompiglio la mattina di quel giorno dopo il sabato. Le voci concitate delle donne si accavallavano nel raccontare l’ incredibile scoperta. Grida di gioia, di stupore. A tratti di paura. Recatesi al giardino alle prime ore dell’ alba, avevano trovato il sepolcro aperto e … vuoto. Gesù non c’era. Che cosa era accaduto? Qualcuno ne aveva rubato il corpo? Maria ebbe subito la certezza che suo figlio era risorto. Alla velocità del lampo le riaffiorarono alla mente le sue parole, ascoltate e meditate tante volte. La morte non poteva tenere prigioniero il Signore della vita. Credette che stesse per scoppiarle il cuore.

Allora cominciò a cantare. Cantava e danzava. Pregava e cantava. Danzava e lodava. E quel figlio che aveva amato più della sua stessa vita se la portò con sé. Dolcemente. Fu assunta in cielo in anima e corpo. Come e quando avvenne a nessuno è dato di saperlo con certezza, ma poco importa. Gesù risorto, Maria assunta in cielo. Ancora e per sempre insieme. E noi con loro. Sono nostri. Ci proteggono. Ci amano. Madre di Dio e madre nostra, da lassù non ha mai smesso di pregare per questa nostra bella e tormentata umanità che lotta contro le insidie degli egoismi che ci uccidono e dell’ orgoglio che ci gonfia come dei ranocchi.

A te, Madre assunta in cielo, affidiamo gli uomini che in tante parti del mondo soffrono e muoiono per le ingiustizie e le ingordigie di altri uomini, loro fratelli in umanità. In modo particolare ti affidiamo i bambini e le donne più indifesi e fragili. Mettiamo nel tuo cuore papa Francesco, la santa Chiesa, l’ umanità intera. Ti chiediamo il dono della pace. Benedetta sei tu, Maria, fra tutte le donne e benedetto il frutto del tuo grembo, Gesù.
Padre Maurizio Patriciello.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *