Lo scandalo di avere una modesta parentela
4ª Domenica del T.O. – B – La famiglia di Gesù Lo scandalo di avere una modesta parentela
L’ episodio evangelico di questa domenica si svolge a Nazaret, la patria di Gesù. Si tratta di un insuccesso che Gesù stesso commenta con un proverbio popolare. Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria. I suoi compaesani sentono Gesù insegnare nella loro sinagoga, restano stupiti della sua dottrina, perché conoscono le sue origini (famiglia insignificante) e la sua formazione (carpentiere) . Capiscono la spiegazione giusta e si domandano da dove vengono a costui queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è data? Però non sono capaci di trarne le conseguenze. Pongono la domanda giusta, ma danno una risposta sbagliata. (Venne tra la sua gente ma i suoi non l’ hanno accolto ( Gv1,11).
Se si fossero affidati a questo interrogativo pertinente, se si fossero posti alla ricerca del dove, sicuramente sarebbero andati lontano. Essi trovano invece una risposta prematura nell’ “incasellamento “di Gesù in cose conosciute, in quello che si sa già. E’ l’ equivoco che minaccia tutti noi : la facoltà di chiudere i problemi fastidiosi con quello che abbiamo a portata di mano, invece di tenerli aperti in un atteggiamento di ricerca profonda e di sofferta attesa verso ciò che c’è di nuovo e non si conosce. Questa maniera di liquidare i problemi (invece di risolverli) è una crisi di rigetto che è alla base delle nostre esigenze personali, e non della verità. Spesso preferiamo rinunciare a Dio piuttosto che alle nostre esigenze e all’’immagine che ci siamo fatti di Dio.
L’ incredulità dei compaesani di Gesù riguarda quindi anche noi. Questo rifiuto, infatti, è simbolo e preludio di un rifiuto assai vasto… però non dobbiamo considerarlo normale. Gesù, con le sue parole sapienti e potenti non può essere pietra di inciampo sul cammino di fede .
Gesù percorre la strada del profeta che nella tradizione biblica, e in modo particolare nella prima lettura di questa domenica , viene contestato e rifiutato da quelli ai quali è inviato. In ogni caso la vita del profeta non dipende dal successo della sua missione : la sua presenza è un segno che interpella ineluttabilmente i destinatari, ascoltino o non ascoltino. La missione di Gesù a Nazareth si conclude con un bilancio un po’ triste: perché non vi poté operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità . Questo poi è una delle affermazioni più difficili nel vangelo, proprio perché ricorda qualcosa che Gesù non riuscì a fare. Il limite non è quindi, suo, ma quello dell’’incredulità e della diffidenza dei suoi concittadini. Però i pochi miracoli di Nazareth sono i più importanti del vangelo (sembra là il punto focale di questa pericope), perché poche di queste persone sono andate a controcorrente dell’ostilità, della sfiducia dell’’indisponibilità e dell’ incredulità generali.
Gesù lascia Nazareth (incredula) per seguire il suo destino di profeta, e va ad insegnare negli altri villaggi all’interno. Questo atteggiamento è specchio dello stile e dell’ agire di Dio : nonostante la sapienza della sua parola e la potenza dei suoi gesti, Egli è impotente davanti alla resistenza e al rifiuto degli uomini. Cioè nessun gesto o nessuna parola pur provenienti da Dio hanno un qualche effetto in ordine alla salvezza se non incontrano una disposizione previa di fiduciosa accoglienza, di cordiale adesione da parte di tutte le persone che ne sono le beneficiarie . In poche parole: la fede è la porta che ci apre all’ azione salvifica di Dio.
Don Joseph Ndoum 1ª lettura Ez 2,2-5 * dal Salmo 122 * 2ª lettura 2Cor 12,7-10 * Vangelo Mc 6,1-6