La morte non è! (introduzione al Vangelo della Domenica)
La Buona Novella – Introduzione al Vangelo della Domenica – XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO / B – Mc 5,21-43
La morte non è!
Sarei passibile di accusa di negazionismo biologico, se un lettore non cogliesse la sfumatura di questo titolo di editoriale, che ci introduce alla tredicesima Domenica del tempo ordinario. Infatti non dice che la morte non esiste e nemmeno che non c’è. La morte è qualcosa che da sempre scombussola l’esistenza umana, la costante minaccia alla felicità dell’essere umano. Tanto che la cultura latina aveva trovato il rimedio con il “carpe diem”, per superare l’angoscia della morte con il godimento di ogni singolo attimo del tempo che inesorabilmente scorre senza poter farci tornare indietro. Ma, senza cadere in un breve trattatello di filosofia, entriamo in due realtà di “morte” presenti nel Vangelo di questa Domenica: due storie, due donne, due ‘perdite’. La prima storia è quella di una bambina, figlia di Giairo, che è nella sua stanza ormai adibita ad obitorio. La vicenda è interrotta dalla dolorosa parentesi della emorroissa, una donna adulta che perde sangue da molto tempo. Uno stillicidio. Una situazione peggiore della piccola fanciulla, poiché è viva ma morta dentro, esiste ma non può partecipare alla vita condivisa ed è estromessa da ogni luogo di convivialità.
Gesù entra nella morte di queste persone. Crudo. Ma vero. Amare è “morire con l’altro”, meglio, dare la vita per l’altro. Non è tanto questione di empatia affettiva ma di donazione, che si fa prossimità. Gesù compie due gesti certamente di amore poco dolci e sentimentalisti ma di una grande potenza antropologica e sacramentale, nel senso più bello dei termini: 1. si fa toccare dalla donna che cerca disperatamente la guarigione; 2. entra nella ‘camera ardente’ della bambina trasformandola nella stanza del risveglio dal sonno (da scena cupa e dura ad episodio quasi da fiaba).
Cristo con la sua Incarnazione si è fatto uomo. Dio ama farsi toccare da noi. Dalla nostra storia. Dalla nostra umanità. Siamo noi che invece non vogliamo entrare in contatto, né fisico né relazionale. Dio è cercato e toccato da colei che con fede ha compiuto non un gesto scaramantico o superstizioso nemmeno miracolistico. L’emorroissa siamo noi. Una vita dove muoiono le amicizie o dove il cuore si atrofizza è una vita che “perde sangue”. Cristo verserà il suo sangue per generare in noi vita nuova. Gesù con la sua morte e la sua pasqua scende negli Inferi a cercare e salvare Adamo che dormiva da secoli nell’ombra di morte.
No! La morte non è.
Non è l’ultima parola sulle nostre cadute in errori.
Non è la fine di tutte le cose.
Non è l’epilogo della nostra storia.
Non è qualcosa che Dio non conosca!!! Scandaloso! O meglio. Straordinario. Dio muore e risorge, così da rendere la cosa più brutta della vita l’inizio del cambiamento per sempre, la trasfigurazione in cieli nuovi e terre nuove, la vita piena nello Spirito santo, l’aurora di un Giorno senza tramonto, l’ingresso nella Sala delle Nozze senza fine, perché la Vita sia tutta in tutti.
Buona Domenica!
don Domenico Savio