Quella forza di crescita che è deposta in noi
Il Vangelo di oggi è un grido di vittoria, contro ogni tipo di scoraggiamento che possa nascere all’interno della Chiesa o di fronte ad ogni sfida e persecuzione che le possa venire dall’esterno: il Regno di Dio ha un suo sicuro successo finale nonostante l’apparente piccolezza di oggi; e questo per la potenza intrinseca di vitalità divina che lo anima!
Riflettiamo oggi i dinamismi interni del Regno di Dio, il mistero cioè del Vangelo e della Chiesa, opera divina nella storia dentro il vestito fragile della collaborazione e mediazione umana. Giungiamo al cuore del Cristianesimo, per scoprirne tutta la sorprendente vitalità e l’incrollabile speranza necessaria. Il Regno di Dio è come un uomo che getta il seme sulla terra: Il contadino attento si stupisce della forza prorompente del suo chicco di grano, ma al tempo stesso si sente sicuro perché alla fine ne attende il frutto della mietitura. E’ stato lui a gettare il seme, ma questo poi ha una sua propria fecondità e una sua riuscita che va ben al di là dell’opera da lui prestata. E con fiducia ne accetta pure i ritmi di crescita: Sa di essere di fronte ad un’opera più grande, di cui si sente sostanzialmente solo fruitore. Ecco la prima verità del Regno di Dio: è opera sua, e cresce per la potenza divina che possiede, non per l’opera dell’uomo che vi collabora. E’ un lievito potente dall’efficacia sicura.
A noi appunto è richiesto di credere, cioè di stupirci dell’iniziativa di Dio, di accoglierla con cuore riconoscente e sincero, di aprirci alla collaborazione con docilità di chi si lascia lavorare da un educatore sapiente ed efficace che Gesù ha chiamato “Spirito Santo”. Si tratta di credere all’efficacia in sé della Parola che non ha bisogno di puntelli umani per essere accolta e gustata da un cuore che sinceramente cerca Dio. La chiesa non è chiamata a conquistare, ma ad annunciare; non deve convincere nessuno, ma solo mettere in contatto con Cristo. Il resto…scatta “automaticamente”, come il seme che fruttifica da sé su un buon terreno! Sta qui tutta la forza e la certezza del vero missionario di Gesù.
Proprio perché opera di Dio, il Regno ha un domani di sicura riuscita, nonostante l’apparenza piccola e precaria di oggi. Se sa crescere senza l’efficienza umana, sa anche riuscire alla fine vincente su tutte le potenze mondane. Cresce, tuttavia, non secondo criteri mondani. Gesù ha espresso in forma drammatica la legge di sviluppo del suo Regno quando fece la grande scelta delle tentazioni del deserto: rifiutò il successo, la pubblicità, l’efficienza e la grandezza del potere e del prestigio, per accettare la strada difficile e rischiosa della croce, cioè della pura fede in Dio. Ed è questo il senso profondo della fragilità della Chiesa e del Vangelo nella storia: deve esprimere-personalmente e comunitariamente l’affidarsi all’agire di Dio, non l’efficienza delle possibilità umane quando tratta della salvezza, perchè questa salvezza alla fine è dono non conquista: Naturalmente è una legge che sconcerta chi è abituato a pesare le cose , a numeri, a consenso di massa…! Del resto il Regno ha la sua sede propria nel cuore e nella libertà dell’uomo; ed è appunto per essere discreto, non invadente, per rispettare i suoi ritmi di assenso consapevole e responsabile che l’opera di Dio prende la strada d’una pedagogia lunga e paziente, nascosta e faticosa. L’onnipotenza di Dio s’é adattata, con materna tenerezza ai piccoli e incerti passi di bene che l’uomo è chiamato a fare, perchè ,alla fine il Regno di Dio è il Regno degli uomini che hanno liberamente accettato di appartenervi! 1ª lett Ez 17,22-24 Salmo 91 2ª lett 2Cor 5,6-10 Mc 4,26-34
Don Joseph Ndoum
1ª lettura Ez 17,22-24 * dal Salmo 91 * 2ª lettura 2Cor 5,6-10 * Vangelo Mc 4,26-34