Rabbia trans: facciamo ordine in questa confusione generata dal DDL Zan
RABBIA TRANS – « Calunniate, calunniate, qualcosa resterà». Non sappiamo con certezza chi abbia pronunciate queste parole, sappiamo però che aveva ragione. Le vittime di un’ informazione superficiale, gridata, o, peggio, manovrata per scopi politici, di interessi personali o di casta, sono sempre i più piccoli, i più fragili, i meno culturalmente attrezzati. La Chiesa, voluta da Cristo, è e sempre sarà aperta a tutti. Non solo, ma la luce che da essa emana non è proprietà privata ma patrimonio dell’ intera umanità.
La Chiesa, ricca di duemila anni di fede, di santità, di esperienze, anche negative, ha imparato a conoscere il cuore dell’uomo. Anche quando le sue scelte potrebbero essere, a prima vista, incomprensibili, sono sempre per il vero bene dell’uomo. I cristiani cattolici italiani non sono, non potrebbero mai essere, omofobi, se si dà a questo termine il giusto significato; se non lo si fa diventare un antipatico e insopportabile slogan che si ritorcerebbe alla fine verso gli stessi fratelli e sorelle omosessuali. Occorre fare attenzione per non trasformare la parola “omotransfobico” in una clava che si abbatte su tutti coloro che liberamente e civilmente intendono esprimere le proprie idee, le proprie convinzioni nel pieno rispetto della Costituzione.
Nessuno mai deve approfittare della propria forza numerica, ideologica, politica, economica per imporre il proprio diktat. Dialogo è la parola d’ordine. Ma non basta: dialogo onesto, sincero, senza sotterfugi, per arrivare al vero bene di tutti. E quando dico tutti intendo anche coloro che verranno dopo di noi e che, come noi, hanno diritto al dono della vita, dell’aria, della terra, dell’acqua. Qualsiasi scelta fatta oggi deve tener presente i diritti di coloro che verranno dopo.
La Chiesa, dunque, non lascia indietro nessuno: dagli immigrati – che a tanti non fanno simpatia -, a chi vive in stato di forte disabilità; dal bambino che saltella fiducioso nel grembo della mamma, ai vecchi non autosufficienti negli ospizi. La Chiesa ha a cuore l’uomo, tutto l’uomo. Sempre, chiunque sia. La Chiesa vuole dialogare, ragionare, vuole arrovellarsi la testa e il cuore per arrivare a soluzioni che siano un bene per tutti.
Ogni diritto che sia veramente tale non può in nessun modo pesare sulla vita degli altri.
Circola in queste ore una notizia che fa accapponare la pelle. A Bologna la sede di Arcilesbica è stata presa d’assalto; parole ingiuriose, offensive, pericolose, veramente e terribilmente “omofobe” sono state scritte con vernice nera. Le sorelle lesbiche sono fatte oggetto di un odio incomprensibile. Ma chi sono questi spietati omofobi oscurantisti? A chi danno fastidio e perché le sorelle lesbiche? Lo scempio, incivile, vergognoso, pericolosissimo, è firmato “Rabbia trans”. E quale sarebbe il sacrilegio perpetuato da Arcilesbica?
Sentiamo Cristina Gramolini, presidente di Arcilesbica nazionale: « Arcilesbica appoggia la legge contro l’omofobia ma con una richiesta di emendamenti sul Ddl Zan». Arcilesbica, quindi, nel pieno rispetto del vivere civile sta esercitando, come tanti in questi giorni, un suo diritto. E questo crea un problema serio, perché le sorelle lesbiche non appartengono a quel mondo “altro” che a tutti i costi si vuole presentare come contro, omofobo, transfobico, medievale, oscurantista, ma fanno parte, a pieno titolo, della stessa minoranza, che, a parole, il Ddl Zan dice di voler difendere.
Queste donne allora vanno ascoltate, prese in seria considerazione. La loro è una voce importante, hanno da dire qualcosa per il bene di tutti. Queste persone possono aiutarci a comprendere meglio, senza sciocchi stereotipi, i pericoli che si nascondono in quel ddl e che non a tutti appaiono chiari. Nessuno osi imbavagliarle, mettiamoci, invece, in ascolto delle loro perplessità. Alle sorelle lesbiche la nostra più convinta solidarietà. Il nostro posto in questo momento è rimanere accanto a loro. Il pesante clima di odio e di sopraffazione che si respira in questi giorni potrebbe portare a risultati pessimi. Offendere e intimidire le lesbiche è cosa grave, gravissima. Si mettono alla berlina, con un colpo solo, le donne e l’omosessualità. E se l’odioso oltraggio viene dai fratelli transessuali c’è veramente da riflettere. Facciamolo insieme.
Maurizio Patriciello