Piccola storia di donne, tutte felici
Domenica scorsa; tra poche ore, la Campania si tingerà di ‘rosso’. Siamo preoccupati. La Messa della sera, come al solito, nel pieno rispetto delle regole, è affollata. Tanta gente che viene da lontano, è triste: nei giorni che verranno, non potrà arrivare nella parrocchia di elezione. Fa niente, il Signore non ci abbandona, speriamo di ritrovarci per Pasqua.
Fine della Messa, alcune donne si avvicinano all’Altare, i loro occhi sono belli, sereni, sorridenti. Credo di capire, ma ho paura di illudermi. Possibile? Possibile che il miracolo sia avvenuto? Mi avvicino, chiedo con lo sguardo. È proprio vero, Anastasia, ha deciso. Ed è felice. Una storia comune a tante, la sua. Un figlio non atteso che si fa avanti e chiede di essere accolto. Un uomo che si lava le mani e scompare.Problemi, tanti problemi, a cominciare da quelli economici. E la tentazione prende a serpeggiare anche grazie ai consigli di chi non sa pesare le parole e le conseguenze che verranno. Troppa gente – e dispiace che tra questa ci siano tante donne – si ferma al fatto che ‘l’aborto è legale‘. E chi, oggi, in Italia, può sostenere il contrario?
Dimenticando, però, che legale non è sinonimo di giusto. Di quante azioni ‘legali’, compiute in un determinato tempo, in un determinato luogo, l’umanità non smette di vergognarsi?
Incontrammo Anastasia. Si sentiva, ed era veramente, sola. Sola col suo segreto, col suo dramma; con la speranza, forse, di trovare una mano amica. I problemi erano tutti là, pesanti come un macigno. Inutile giocare a nascondino, lasciata a se stessa, in quelle condizioni, Anastasia non avrebbe mai potuto farcela.Ci facemmo avanti. Per qualsiasi cosa noi ci saremmo stati. La mente torna alla legge 194 tanto reclamata e altrettanto disattesa quando chiede di fare di tutto perché la donna non sia costretta ad abortire. Aborto, quindi, legale, si, ma a certe condizioni e come male minore, afferma la legge. Altro che chiudere il libro e non parlarne più.
L’aborto non riguarda solo la fede, ma la ragione, la scienza e la coscienza. Troppo facile, e vigliacco, lavarsi le mani e spostare l’asse del discorso solo sulla libera scelta della donna. Dimenticando che tante donne non sono affatto libere, ma obbligate da circostanze facilmente risolvibili, ad andare in una certa direzione. Non c’è niente di peggio che dire a una persona scoraggiata perché affetta da un male incurabile o raggiunta da una gravidanza inaspettata: sono fatti tuoi, devi decidere tu.
Lunedì mattina, vengo svegliato da un messaggio: «Padre, non abbandonarmi». «E chi ti abbandona, Giovanni?» rispondo, ricordandogli, però, e non per finta, che non sarà abbandonato perché anch’io ho bisogno di lui. Basta, tante volte, una parola, una carezza, un aiuto concreto e la vita torna a sorridere. Anastasia, dunque, ha deciso, il bambino nascerà. In questo mondo tanto grande ci sarà posto anche per lui. E mentre parla, con la mano, accarezza quel ventre gonfio di vita che fino a pochi giorni prima le faceva paura. Nessuno si arrenda in questa tremenda battaglia per la vita nascente.
«La fraternità è più forte del fratricidio, la speranza è più forte della morte, la pace è più forte della guerra» ci ha ricordato papa Francesco. Vale sempre. Tutti i problemi possono trovare una soluzione, solo per il bambino trascinato via si è spenta la speranza. E poi c’è da educare i giovani. L’uomo è più grande di quanto egli stesso possa credere. E per chi, come noi, crede nel Dio di Gesù Cristo, la fiducia nella Provvidenza non deve mai venir meno. Sto terminando di scrivere questa testimonianza, quando squilla il telefono. Una voce gentile si presenta, mi dice qualcosa della sua vita e mi informa di voler fare una donazione per i nostri bisognosi. Racconto alla signora Clelia quel che sto raccontando a voi. La signora è felice. È lunedì 8 marzo, festa della donna. Mi accorgo che le persone coinvolte in questa storia sono tutte donne. E sono tutte felici. Il miracolo della vita, che dal niente scoppia, non può che rendere felici. Sento che sia per me un dovere fare assaporare anche a chi mi sta leggendo – in particolare alle donne come regalo per la ‘loro’ festa – un pizzico di questa scoppiettante felicità.
Padre Maurizio Patriciello.