Fare un figlio è il lavoro più sublime che ci si possa aspettare
In questo periodo sto correndo come una trottola. Per fortuna nonostante il susseguirsi di chiusure, il mio lavoro non ha subito grosse ripercussioni, in più, essendo una mia collega al momento in malattia (indovinate il motivo…) devo coprire anche parte del suo orario di lavoro. Poi la bambina a casa da scuola, poi il susseguirsi di notizie di amici e conoscenti e colleghi contagiati e malati, insomma la mia mente è vicina alla saturazione. Così, quando nei giorni scorsi è comparsa la notizia di una pallavolista licenziata perché incinta, da parte mia è quasi passata inosservata. Ma stasera avevo cinque minuti liberi e ci ho pensato un pò su.
Maternità e carriera. Inutile negarlo, sono inconciliabili. O si è al lavoro o si sta con i bimbi. Noi donne siamo multi task ma il dono dell’ubiquità ancora non l’abbiamo. Quindi? Siamo destinate a dover scegliere fra l’una o l’altra? Fra la gratificazione come mamma o quella come lavoratrice? Non proprio. Qual è la quadra?
Se un uomo è impegnato in un progetto o è in trasferta non gli viene certo affidato un altro incarico, giusto? Ecco, io credo che si dovrebbero considerare le donne incinte o con bimbi piccoli come “momentaneamente impegnate in altri progetti”. Non si tratta di un progetto che fa guadagnare direttamente l’azienda ma un nuovo essere umano è un guadagno per tutta l’umanità. Se si riuscisse a riorganizzare il mondo del lavoro in quest’ottica le cose funzionerebbero molto meglio. Anche noi donne però dovremmo pensarla alla stessa maniera.
Fare un figlio non deve essere “un problema” nel mondo del lavoro. Fare un figlio è il lavoro più sublime che ci si possa aspettare. Chi fa un figlio costruisce il futuro. Un lavoro del genere merita a parer mio il massimo riconoscimento.