La lotta più dura … è quella del cuore! (commento al Vangelo della Domenica)
La Buona Novella – Introduzione al Vangelo della Domenica – I DOMENICA DI QUARESIMA / B – Mc 1,12-15
La lotta più dura … è quella del cuore!
Non di solo pane vivrà l’uomo … (Mt 4,4)
Con la prima risposta di Gesù al Tentatore e Padre della Menzogna diamo inizio al percorso di rinnovamento spirituale verso la vittoria pasquale di Cristo, Agnello immolato e pane di vita per l’umanità, sempre affamata. Questa frase biblica, divenuta patrimonio anche laico per definire una situazione di valore interiore così elevato al punto da mettere in secondo piano i fabbisogni materiali. Ma qui c’è la vera trappola! Bisogna stare molto attenti a cedere alla pericolosa scissione tra spirito e materia, alla divisione netta tra anima e corpo, idea e realtà, pensiero e azione e così via. Da qui nascono le eresie antropologiche e teologiche di ogni sorta: il pelagianesimo, ossia la vita cristiana che punta a sforzi inumani pur di conquistare da soli le virtù, lo spiritualismo che disprezza ogni aspetto della vita fisica e addirittura biologica, il moralismo duale di chi vive interiormente spinto da ideali puri ed esteriormente compie gesti che contraddicono queste nobili mete dell’animo.
Il Vangelo di questa prima Domenica di quaresima, secondo lo scrittore e discepolo Marco, non mette però in rilievo nessuna parola, nessun gesto, ma sobriamente dichiara che “lo Spirito sospinse Gesù nel deserto” e che in questo luogo arido e monotono, rischioso e duro anche se non privo di fascino, vi è rimasto per più di un mese, senza specifica di alcun tipo di equipaggiamento di provviste. Unica sottolineatura: “tentato da Satana”. Il deserto è il cuore dell’uomo, il cuore di Gesù dove è vissuta la “lotta più dura” (S. Antonio Abate), la “lotta contro i pensieri malvagi” (Evagrio Pontico).
Se Dio è dalla parte della umana debolezza, perché allora permette la tentazione? Per quale motivo, quando siamo nel deserto della tristezza spirituale, o dell’ira, o della lussuria, o della gola e mondanità, della pigrizia o dell’ansia del cuore, è lo Spirito stesso a sospingerci in questa tentazione? Non è forse ingiusto Colui che chiamiamo Padre ricco di bontà e di misericordia? In Gesù, che si trova a contatto con le bestie selvatiche – immagine delle suggestioni negative, dei pensieri oscuri e delle prove aspre della vita – scorgiamo anche la discreta e dolce presenza degli angeli che “lo servono”. Nella vita non è e non sarà mai tutto nero. La zizzania non annienta il grano buono, anche se disturba la sua presenza nel campo biondeggiante di spighe; “le nuvole non possono annientare il sole” (F. Battiato, Lode all’Inviolato). La tentazione – che non coincide affatto con il peccato, come la pensavano i giansenisti rigidi e puritani – è “la splendida e faticosa occasione di vivere l’artigianato del lavorìo spirituale nel profondo della nostra anima”. È l’incontro con la menzogna dove si può cedere alle sue lusinghe, oppure uscirne rafforzati attorno a Cristo, Verità dell’uomo. È la lotta contro le seduzioni, che attraverso il piacere – che è in sé cosa buona (S. Tommaso d’Aquino) – vogliono rendere schiava e passiva la vita spirituale. Da questa lotta si può uscire feriti o maggiormente lucidi come l’oro passato al fuoco.
Fratelli, sorelle!
Nella vita cristiana siamo nella condizione di
lotta continua, costante compresenza di bestie ed angeli,
accostati a demoni interiori (F. Dostojevski) ma anche e soprattutto
circondati da angeli custodi (Wim Wenders). La tentazione è il luogo dove
entra in azione la parte più importante di noi: la decisione per Dio,
la scelta dell’amore,
l’anelito della speranza,
l’adesione della fede,
la libertà dei figli di Dio! E non ci saranno spazi per altro, se saremo davvero sazi …
… di ogni parola che esce dalla bocca di Dio! (Mt 4,4)
Buona Domenica e buon inizio di Quaresima!
don Domenico Savio
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