La sofferenza è uno strumento attraverso cui si raggiunge la conoscenza
Eschilo era un drammaturgo greco. Ricordo più o meno piacevole per chi ha studi classici alle spalle e ha dovuto cimentarsi con le versioni di greco antico, croce e delizia nei ricordi di molti. Visse oltre 2.500 anni fa, e sapete cosa diceva? Che la sofferenza era uno strumento attraverso cui si raggiugneva la conoscenza.
Forse anche per questo, oggi siamo genericamente così ignoranti. Perché rifiutiamo la sofferenza.
Fisica, e psicologica, imbottendoci di panacee chimiche e virtuali per fuggire anche quell’attimo di disagio, di ansia, di inadeguatezza. E pensare, che sono proprio quei momenti che, superati, ci insegnano a vivere. Meglio. E più pienamente. E soprattutto, a raggiungere quella consapevolezza che serve. In ogni campo. Dalla vita privata, a quella professionale, a quella pubblica.Tutto, di noi, rispecchia chi siamo. Compreso quanto siamo disposti a soffrire, per raggiungere il gradino dopo. E quello dopo ancora.
IL TITOLO NON LASCIA ADITO A NESSUNA ERRONEA INTERPRETAZIONE… LA SOFFERENZA É NECESSARIA PER RAGGIUNGERE UNA MAGGIOR CONOSCENZA… Questo a me pare sostanzialmente un Error Diabolicus…. La questione è seria e profonda…. Se sia possibile finire la sofferenza( che è la fine DELL’IO) La Sofferenza è pensiero. Ma la sofferenza non è solo dispiacere, sentirsi soli, non si tratta solo di dolore. La sofferenza è anche perdita. Molti invece credono e SOSTENGONO che la sofferenza serva, sia utile. Che attraverso essa le persone si purifichino, che si I PARI attraverso di essa. MA NON È COSÌ! Come dire che attraverso questa sofferenza il nostro ego svanisca, si dissolva… Non è così… Questa sofferenza al contrario distrugge ed impedisce l’intelligenza, in quanto costituisce l’essenza stessa dell’io… E dichiara imponente che la “mia” sofferenza é diversa dalla “tua”… Riducendoci in solitudine.