Quanta bellezza in quelle vite fragili: Giornata nazionale degli “stati vegetativi
In occasione della Giornata nazionale degli “stati vegetativi” un libro smonta il mito dell’autodeterminazione e propone un nuovo approccio alla fragilità umana
«Di chi stiamo parlando? Vite vere? Vite da spegnere perché ormai troppo sospinte nell’oltre, oppure vite da trattenere perché fanno ancora parte di una comunità umana?». Se lo chiede Luca Russo nel libro Quanta bellezza. Elogio dei corpi fragili e cultura della cura, Sempre Editore, la cui uscita in libreria coincide con la Giornata nazionale degli stati vegetativi, il 9 febbraio.
Luca Russo, pugliese di origine, da oltre 20 anni ad Assisi accoglie con la moglie le vite fragili, rese tali da handicap gravissimi o da pesanti vicende umane. Laureato in Giurisprudenza, ha scelto di tutelare i deboli non nelle aule dei tribunali ma accogliendoli nella propria famiglia.
E ora ha deciso di divulgare in un libro la sua versione dei fatti, con un linguaggio contemplativo, a tratti poetico:
«Ci sono creature che quotidianamente, fin dal loro venire alla luce, hanno a che fare con la morte, tanto incerta è la loro vita – scrive – Essi, come funamboli, esistono in equilibrio e nessuna rete di protezione è sotto i loro passi.»
Sono vite dipendenti da altre vite, che non possono autodeterminarsi, che non possono guarire. Ma, sostiene l’autore, «ogni creatura, sebbene inguaribile, è sempre curabile». Ed è passando «dalla cultura dello scarto alla cultura della cura» che si scopre il valore e il ruolo sociale di queste vite apparentemente «senza peso specifico».
Intrecciando il pensiero di Immanuel Kant sul concetto di dignità umana, con le storie vere di Faith, Assuntina, Alfredo e Agnese, Luca Russo attraverso uno sguardo contemplativo riesce a cogliere bellezza e armonia dove uno sguardo superficiale nota solo imperfezione e limite.
E ridisegna l’approccio con la fragilità umana, proponendo di passare dal concetto di uguaglianza – «ogni persona è unica. Non ci sono uguaglianze all’interno dell’umanità» – a quello di equivalenza: «Ognuno vale quanto l’altro».
Fino a scoprire che proprio quelle vite che sembrano minori perché dipendono dalle cure di altri, in realtà fanno emergere il meglio dell’umanità.
L’autore ha deciso di devolvere i proventi del libro in favore delle case famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII
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LUCA RUSSO
Nasce a Foggia nel 1970. Dopo il Liceo Classico e la Laurea in Giurisprudenza presso la LUISS di Roma, conosce la Comunità Papa Giovanni XXIII di don Benzi e inizia un’esperienza di casa famiglia.
Nel 1998 apre con Laura, che poi diventa sua moglie, la casa famiglia “Fuori le Mura” ad Assisi, dove tutt’ora vivono con le due figlie naturali e altre persone che sono il cuore da cui nascono le riflessioni di questo testo: bambini affetti da gravi disabilità neurologiche, ragazze vittime di tratta, ex detenuti.
Con Sempre Editore ha già pubblicato “L’eutanasia di Dio. Il cuore di un padre di fronte alla debolezza di un figlio” (2016).
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L’autore presenterà il libro in diretta streaming il 9 febbraio alle 18, discutendone con Angelica Morri, medico specializzato nella riabilitazione delle persone in stato di veglia aresponsiva, e Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII (si potrà seguire sulla pagina Facebook della Comunità Papa Giovanni XXIII e dal sito apg23.org)