Una delle tante volte in cui Kobe Bryant, di nascosto, andò in ospedale a portare felicità…
“Voglio raccontarvi una storia.
Sono stata dottoressa in un ospedale pediatrico a Phoenix. Vivevo lì con mio marito Tom, all’epoca responsabile marketing dei Suns.
Un cardiologo con il quale collaboravo mi chiese se Tom potesse procurargli qualcosa da qualcuno dei Lakers per un piccolo paziente terminale di 5 anni. Il bambino si chiamava Kobe.
Veniva da uno di quei posti dove il basket è religione.
Così lo dissi a Tom per fargli questa richiesta, immaginando però che sarebbe stato impossibile ottenere qualcosa.
I Lakers sarebbero venuti a giocare contro i Suns quella settimana.
Il giorno dopo Tom mi telefonò entusiasta: “Lo farà!”.
Ero emozionata e immaginavo già che sarei riuscita a portare una palla o qualcos’altro al lavoro.
Tom mi rispose: “No, vuole venire di persona”. Ero scioccata.
Sì, il giorno dopo, un’auto portò Kobe Bryant fino al mio ufficio di nascosto.
Né la security ne i PR erano stati informati (ho passato dei casini ma ne è valsa la pena), salimmo dal retroscala fino alla stanza del bambino.
Giocarono per un’ora, con il piccolo Kobe che rideva. Le macchine che lo tenevano vivo suonavano, vibravano, mentre Tom ed io assistevamo a questa incredibile scena che accadeva davanti ai nostri occhi.
Quando tornammo alla macchina, Kobe si girò: “Posso fare qualcosa per aiutarlo? È un problema di soldi? Perché mi posso prendere cura io di tutto.” Purtroppo non lo era.
Il piccolo era troppo malato per ricevere un trapianto. Ero scioccata.
Non solo ero scioccata dalla sua sincerità, ma dalla dolcezza e dal calore che aveva dimostrato.
Il piccolo morì la settimana successiva.
Tre settimane più tardi, ricevetti una lettera dalla madre in cui diceva che erano stati i momenti più belli dell’intera vita di suo figlio. Quelle foto erano le uniche che le erano rimaste in cui sorrideva.
Sentendo i responsabili delle PR di Kobe, faceva cose del genere ovunque andasse, ma il patto era di non renderle pubbliche.
Da quel giorno in poi è diventato il mio eroe, e se sentivo qualcuno non apprezzare Kobe Bryant, io gli rispondevo: ‘lasciami raccontare una storia’…”. ❤️ [dal profilo FB di Kirsten O’Connor Hecht]
Un anno fa ci ha lasciati Kobe Bryant: un campione, un eroe sportivo, una leggenda.