Della saggezza e della delicatezza da coltivare
Avvicinata cautamente al mondo Giapponese grazie allo studio del Reiki antico e degli Haiku, che definisco entrambe “arte”, arte di essere, arte di vivere, mi sono lentamente addentrata in questa cultura che richiama aspetti così semplici ma cosi profondi, da rispecchiare la meravigliosa difficoltà del nostro buon vivere quotidiano.
Ne sono profondamente affascinata, rapita dalla lentezza, dai non confini,
quei kanji di cui non si definisce nitidamente la coloritura ma solo una sfumatura.
Leggendo del “wa” subito si resta incantati dal significato del suo kanji. Il “wa” indica l’armonia intesa come la capacità di mescolare senza torcere le parti, non il fondersi indistintamente ma la convivenza pacifica e rispettosa di tutte le parti.
Così come non c’è un’unica verità, il wa rende possibile il conciliare l’apparentemente inconciliabile, valorizzando l’incompleto e l’imperfetto,
che in occidente verrebbero messi da parte.
Poche parole per rendere naturale un percorso di una vita,
questa la chiamerei saggezza.
Quanto mi piace questa delicatezza e quanto poco si coltiva.