Non siate turisti ma abitanti della Parola di Dio
La Buona Novella – Introduzione al Vangelo della Domenica – II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Gv 1,35-42
Tu sei Simone …
Con le parole di Gesù rivolte al pescatore Simone, discepolo di Giovanni il Battista – affascinato dall’esclamazione “Ecco l’Agnello” si è messo sulle tracce del Pastore delle pecore di Israele – si apre la Seconda tappa del Tempo Ordinario, iniziata con la Festa del Battesimo del Signore con la Teofania del Giordano. Un brano evangelico squisitamente vocazionale! Ma, non per questo, va trattato come brochure per un cammino di ingresso nei seminari o in qualche convento. La pericope evangelica odierna è vocazionale, cioè è un appello alla sequela della Chiesa intera, chiamata ogni giorno ad uscire da sé, a confrontarsi con la Parola e a offrirsi a Dio per la gioia della missione, la gioia dell’evangelizzazione.
Questa missione non nasce da un programma, nemmeno da un “progetto”, e nemmeno da un incontro casuale. Sono tutte nostre lenti con cui leggere in modo parziale e riduttivo la Buona Novella. La missione della Chiesa nasce dall’ “iniziativa di Dio”. Dio cerca l’uomo. Gesù è sceso sulla terra a chiamare l’umanità; lo Spirito come vento soffia sempre dove vuole e come vuole Lui, indipendentemente da noi, dalle nostre teorie e pregiudizi.
Con un po’ di attenzione, ci rendiamo conto che la missione è preceduta dalla sequela. Con un adagio latino San Tommaso d’Aquino ci ricorda la dinamica della vita cristiana: “agere sequitur esse”. L’azione segue l’essere. La testimonianza è veramente tale se è partorita dalla comunione con il Signore. Ecco perché è centrale il dialogo tra i neo-discepoli e il Messia circa la sua dimora. Dimorare in Cristo. Vivere nel profondo. Immergersi e abitare in Cristo è il cuore pulsante della esistenza del cattolico di sempre, non solo del 2021. Mariano Magrassi, vescovo di Bari esortava i suoi fedeli a non essere “turisti, ma piuttosto abitanti della Parola di Dio”.
Se Dio è il Verbo eterno che è venuto ad abitare in mezzo a noi, che non ci capiti di allacciare con Lui un rapporto fugace, furtivo e frettoloso. Oggi tutti fuggono e pochi sono quelli che abitano la vita, le situazioni, i momenti lunghi e faticosi. Molte volte capita anche alla comunità credente di “prendere i sacramenti” come se ci recassimo ad una industria del sacro, invece di dimorare nello Spirito Santo per vivere una relazione costante, che solo così può giungere a sua piena maturazione.
Che si ridesti in noi il desidario di stare con Gesù. Stare. Stare con. Rimanere. Vivendo in modo amicale e profondo il tempo della nostra esistenza, evitando affannose fughe e rifuggendo dal pericolo della monotona routine veloce, frenetic e asfissiante.
Fratelli, sorelle!
Nell’affannosa quotidianità che conduce all’infarto del cuore spirituale c’è spazio per sederci e parlare cuore a cuore con Dio, e con noi stessi?
C’è sete di ricerca della casa di Dio, in cui sentirci graditi ospiti dell’Altissimo?
Coraggio, lasciamo entrare Gesù nella nostra identità.
Si aprano il cuore alla sua chimata: “Tu sei … Domenico Savio, tu sei Paola, Sofia, Francesco … tu sei Alina, Carlo, Tamara, Irene, Giorgio, e così via …”
Lasciamoci chiamare per nome da chi conosce solamente quale è la nostra vera identità umana e la vocazione battesimale da scorpire nel percorso, e ci sentiremo dire, come al primo Apostolo beato e martire …
… sarai chiamato Cefa (Roccia).
Buona Domenica!
don Domenico Savio