Perchè tutti i media mondiali sono schierati da una parte e raccontano solo quella?
Forse è arrivato il momento per quelli di noi giornalisti che siamo in buona fede, cioè desideriamo raccontare la realtà pur avendo le nostre idee, di fare una riflessione su come si sia potuta scavare una distanza tanto profonda tra il sentire comune, non dico certo unanime ma sicuramente ampiamente diffuso, e il coro compatto, unito, assordante di tutti i media.
In Italia e negli USA di sicuro, come è apparso evidente l’altro ieri, saltando da una rete all’altra. A parte i colleghi che credono di essere fact checker e commentano con ammirevole sicurezza spezzoni di film come se fosse la realtà in diretta, e manifestazioni di black lives matter come se fossero quelle di ieri, a parte il provincialismo e l’ignoranza, possibile che nessuno di noi abbia la possibilità di raccontare anche senza condividerle le ragioni di quella metà del paese – brogli o no si tratta della metà – che voleva ancora Trump?
Lo stesso in Italia, con tutti i media compatti da una parte, forse dobbiamo fare uno sforzo per raccontare le vite degli altri, le ragioni, le idee degli altri (perché è chiaro che i giornalisti stanno quasi tutti dall’altra parte). Questo atteggiamento di superiorità irridente non è giustificato e francamente è almeno poco intelligente perché la fiducia nel nostro lavoro mi pare stia calando a picco.
(Almeno devo dire che la Palombelli ha rilevato la gravità – oltre che delle violenze – anche della censura di tutti i social verso Trump).
Costanza Miriano
Bisognerebbe chiederlo al visconte dimezzato Conte… Che ha elargito 50 milioni di euro (quante famiglie in seria difficoltà o artigiani e piccole attività si sarebbero potuto aiutare?) per questi pennaioli ignoranti, prezzolati pseudo comunisti. E pure filo cinesi della via della seta. (che si sono presi mezza Venezia e tra poco l’Iveco). La via della sega… Altro che seta.